TUTTI ALL’OPERA
L’opera lirica, o melodramma, è una sintesi di tutte
le arti. Essa riunisce in sé la poesia, il dramma, la scenografia, la
costumistica, la mimica, la recitazione. la danza, il canto e la musica
strumentale.
Il libretto
L’opera lirica è
basata innanzitutto su un dramma. Per questo si dice anche “melodramma”, cioè
dramma in musica.
La trama, i
dialoghi, le scene, in altre parole il testo letterario e poetico in cui è
condensato il dramma, si chiama libretto. Il termine deve la sua origine
alle limitate dimensioni del testo, molto più ristretto del romanzo originale.
Anche se la trama della maggior parte dei
melodrammi prende spunto da tragedie, commedie, racconti ecc., ciò non
significa che il libretto ne sia una semplice riduzione. Il librettista,
l’autore del libretto, deve sempre creare un testo nuovo e originale, deve
trasformare un romanzo in una forma strofica agevole per il canto, senza
ridurne la trama. Infatti in un libretto di poche pagine, di solito, è
condensata un’intera tragedia o commedia, e bastano poche strofe per descrivere
ambienti o situazioni cosa che in un romanzo viene fatto con parecchie pagine.
Quindi è un notevole lavoro quello del
librettista, che non è solo scrittore e poeta, ma deve conoscere alla
perfezione il mondo musicale e i suoi segreti. Infatti molti librettisti erano
anche musicisti e compositori. Talvolta poeta e musicista sono la stessa
persona. Un esempio è Richard Wagner, compositore tedesco, che ha scritto lui
stessi i libretti per le sue opere.
Gli atti e le scene
L’opera lirica, come qualsiasi altra opera
teatrale, è divisa in sezioni dette atti, vi sono opere di uno,
due e perfino cinque atti. Ogni atto è diviso in scene, la scena
è la più piccola unità del melodramma ed è composta solitamente da un momento
epico – drammatico che costituisce l’azione, e da un momento lirico che
rappresenta l’espressione dei sentimenti dei personaggi. Una scena è
generalmente composta dal recitativo, dall’arioso e
dall’aria.
Il recitativo prende anche il nome
di parlato melodico, quello che nel Settecento veniva chiamato “recitar
cantando” . Serve per esprimere un’azione o per esporre una situazione,
infatti la parola ha il predominio sulla musica. In molte opere buffe del
Settecento e dei primi dell’Ottocento il recitativo non viene accompagnato da
tutta l’orchestra ma in genere da un singolo strumento, per delineare la forma
declamata, anziché cantata. Non sono ammesse ripetizioni di parole o strofe e i
vocalizzi sono rarissimi e a carattere conclusivo.
L’arioso è una forma lirica che
nasce al termine di un recitativo, oppure lo interrompe per introdurre il
sentimento intimo di un personaggio. Conserva il carattere e l’andamento
ritmico del recitativo, però la musica comincia a prevalere sulle parole.
L’aria è un motivo melodico che ha
carattere esclusivamente lirico ed è espressione di sentimenti o commento ad un
episodio. Nell’aria è la musica che prende il sopravvento assoluto sulla
parola, e qui il protagonista dà libero sfogo alle sue passioni (…e alla sua
voce). La sua forma è molto diversa a seconda dell’epoca, dello stile e del
temperamento del compositore.
L’aria, o romanza, è una vera è propria
forma musicale completa, che viene eseguita come pezzo indipendente anche nei
concerti. Era la prova per la vena creativa del compositore e, in alcuni
periodi storici, per il virtuosismo del cantante.
In pieno Settecento, nel periodo Classico,
quando abbondavano le opere buffe, la distinzione tra recitativo e aria era
molto netta e l’aria rappresentava il culmine di ogni scena. Dall’Ottocento in
poi, con l’avvento dell’opera romantica, questa distinzione è andata poco a
poco scomparendo, fondendosi in un’unica melodia che non interrompe la
continuità dell’azione.
L’orchestra
L’apertura dl sipario è in genere
preceduta da un’esecuzione dell’orchestra che introduce l’opera con un brano
chiamato “ouverture”, preludio o sinfonia.
L’ouverture si è sviluppata seguendo l’andamento degli
stili e dei gusti delle diverse epoche e dei diversi paesi.
L’orchestra perciò è un elemento fondamentale
nello sviluppo della trama. Infatti non si limita solo ad accompagnare il
canto, ma prende parte all’azione, anticipa gli eventi, delinea il carattere
dei personaggi.
Oltre all’ouverture all’orchestra sono
affidati anche gli intermezzi, pezzi strumentali che collegano una scena
all’altra o un atto all’altro.
Il coro
Il coro occupa un ruolo molto importante nella maggior
parte delle opere liriche. In genere impersona i grandi gruppi come popolo,
contadini, soldati ecc. La sua direzione è un compito molto impegnativo, perché
in scena il coro deve muoversi da una parte all’altra del palcoscenico, per
esigenze di copione. Il coro può avere diversi compiti a seconda dell’opera:
può prendere attivamente parte all’azione, es. “Boris Godunov” di Mussorgskij o
“Guglielmo Tell” di Rossini, dove il coro, rappresentando in entrambe il
popolo, rappresenta il vero protagonista. Oppure può commentare in disparte
l’azione, cioè interpretare e illustrare le emozioni e i sentimenti nei diversi
eventi; oppure può contribuire a creare una precisa atmosfera o un determinato
ambiente, rappresentando gruppi caratteristici come soldati, contadini, zingari
ecc. come in molte opere romantiche.
I cantanti
I veri protagonisti sono i cantanti. In
un’opera lirica il canto sostituisce la recitazione e quindi è l’elemento
essenziale. Siccome l’opera riunisce tante arti, un bravo cantante non deve
solo possedere una bella voce, ma deve essere anche un attore, deve saper agire
e muoversi sulla scena con espressività e compostezza.
Le diverse voci liriche sono distinte in
base ad una classica suddivisione: soprano, mezzosoprano e contralto
per le voci femminili, tenore, baritono e basso per le
voci maschili. Ulteriori distinzioni vengono fatte in base al diverso carattere
timbrico delle singole voci. Il timbro è qualità di ogni voce umana, può
essere paragonato alle diverse tonalità di un colore; così come, per es., ci
può essere un rosso chiaro o scuro, ci sono timbri chiari o scuri. In effetti
il timbro è chiamato anche colore. Pertanto abbiamo il soprano
drammatico, voce robusta e pastosa, dal timbro scuro; il soprano
leggero, voce acuta, limpida e cristallina adatta ai gorgheggi, dal
timbro chiaro e il soprano lirico, voce e timbro intermedi. Lo
stesso per il tenore: abbiamo tenore leggero o di grazia, voce
chiara e giovanile e tenore drammatico o di forza, voce più
robusta ed espressiva (eroica).
Ci sono poi delle distinzioni anche per le
altre voci, meno conosciute perché legate ad un aspetto tecnico. A seconda del
personaggio perciò possiamo avere un baritono acuto o grave,
ciascuno caratterizzato da un diverso timbro; anche nella voce di basso
possiamo distinguere il basso comico, dal carattere allegro
utilizzato soprattutto nelle opere buffe, e il basso profondo o serio
o “reale”, dal carattere solenne e importante, ideale per
impersonare un gran sacerdote.
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