venerdì 3 maggio 2013

LA POETICA DI UGO FOSCOLO

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LA POETICA DI FOSCOLO

Foscolo aderì alle teorie illuministiche secondo le quali il mondo e l’uomo non sono che materia in continua trasformazione e hanno un ciclo vitale limitato che si conclude con la morte (concezione materialistica e meccanicistica della vita). Questa visione della vita, se da una parte conteneva elementi rasserenanti in quanto negava l’esistenza di un aldilà con tutte le credenze e le angosce a essa legate, dall’altra, limitando la vita umana entro i rigidi confini di nascita e morte, causava non minore tormento, perché non dava alcuna spiegazione circa il vero scopo dell’esistenza umana.

Il Foscolo, come tanti altri intellettuali, avvertì in pieno il disagio spirituale determinato da tali teorie. Tutta la sua opera presenta tracce di questo disagio e nello stesso tempo della sua incessante ricerca di una profonda visione della vita in grado di sconfiggere tutte le paure.

Cupo pessimismo e ansia di eternità si intrecciano e si alternano, dunque, nell’anima e nell’opera di Foscolo, dando luogo a un conflitto dal quale deriva il tono drammatico di tutta la sua poesia. Volendo recuperare quei valori dello spirito di cui la ragione decreta la morte insieme a quella del corpo, ma che sono insopprimibili nell’uomo, il poeta creò la cosiddetta «religione delle illusioni» (una definizione che reca in sé tutto il peso di quel conflitto), che pone come valori universali l’amore, gli affetti familiari, la virtù, l’eroismo, la libertà, l’arte ecc. Alle aride conclusioni dettate dalla ragione, Foscolo oppone in questo modo le aspirazioni elevate del sentimento.
La poesia celebra e rende eterni questi valori e gli uomini che li hanno affermati e difesi nel corso della loro vita terrena. La poesia, che «vince di mille secoli il silenzio» (Dei sepolcri), diventa strumento di educazione morale e civile e, superando il conflitto tra ideali e realtà, permette di realizzare un mondo ideale di perfezione, armonia e serenità, in cui trovare tranquillo rifugio dai tormenti della realtà presente. Questa concezione si ritrova nei componimenti neoclassici del Foscolo, le due odi e il poemetto Le Grazie.
Foscolo è romantico e neoclassico insieme: le due tendenze si fondono nella sua opera in una sintesi originale. In lui si può dire che coesistano le due maggiori aspirazioni della sua epoca: un amore profondo e nostalgico per l’ideale di bellezza e di armonia che fu proprio dei neoclassici, e una inquietudine profonda dell’animo, in continuo conflitto tra sentimento e ragione, propria dei preromantici.
Si può parlare, quindi, di «neoclassicismo preromantico» del Foscolo: un neoclassicismo non esteriore, ma intriso dei problemi del tempo e delle passioni della vita stessa del poeta (malinconia, dolore, nostalgia...), gli uni e le altre trasfigurati da una pensosa contemplazione del «bello ideale», dell’armonia rasserenatrice in cui ogni passione si placa.
• Gli elementi neoclassici che si rilevano nelle sue opere sono: l’aspirazione a un’intima disciplina tesa al raggiungimento di nitide forme di espressione; il vagheggiamento del la bellezza perfetta e dell’armonia; il mito dell’Ellade, rifugio ideale di serenità, di armonia e di bellezza; l’uso frequente della mitologia e dei metri classici (endecasillabo); l’uso di un lessico aulico e di strutture sintattiche classicheggianti.
• Gli elementi preromantici sono: l’inquietudine e l’intimo tumulto; il contrasto con le convenzioni sociali, con il «reo tempo»; il desiderio di affetti e di abbandono ai sentimenti; il concetto del potere eternante dell’arte e della poesia e l’ansia di infinito; il motivo dell’esilio; la figura dell’eroe infelice, sventurato, senza patria.

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