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REALISMO, NATURALISMO, VERISMO
In concomitanza con le formulazioni teoriche del Positivismo,
si affermò nella letteratura europea della seconda metà dell'Ottocento la
poetica del Realismo. Il termine indica, in senso lato, la tendenza a rappresentare
la realtà in maniera concreta e oggettiva. Cronologicamente il Realismo
comincia all'incirca verso gli anni Trenta dell'Ottocento, mentre
il suo
declino è databile intorno al 1880, quando anche il Positivismo fu messo in discussione
e si profilò una nuova corrente letteraria chiamata Decadentismo. Nell'ambito
del Realismo si formarono correnti letterarie più specifiche e particolari,
come il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia.
Nel secondo Ottocento il romanzo era il prodotto letterario
più diffuso e ricercato dal pubblico, per alcune ragioni fondamentali:
- si trattava dell'espressione più caratteristica della
società borghese, quasi uno specchio della sua mentalità, dei suoi valori e
aspirazioni;
- per gli argomenti trattati e il linguaggio usato
rispondeva perfettamente ai gusti e alle aspettative dei lettori di media
cultura, che erano in continuo aumento;
- costituiva un efficace strumento di osservazione e analisi
della realtà sociale, secondo le linee fondamentali del pensiero ottocentesco.
In Francia la tradizione della narrativa realistica,
iniziata con le opere di Honore de Balzac (1790-1850), trovò in Gustave
Flaubert (1821-1880) il suo codificatore. Ma venne sviluppata dalla scuola del
Naturalismo, i cui maggiori esponenti furono Emile Zola (1840-1902) e i fratelli
Edmond (1822-1896) e Jules (1830-1870) de Goncourt.
Nella prefazione al loro romanzo più celebre, Germinie
Lacerteux (1865), elaborarono uno dei primi manifesti del Naturalismo
francese; in esso si definiscono le caratteristiche che il nuovo romanzo deve
possedere:
- essere vero
- raccontare fatti raccolti dalla strada
- sconvolgere, turbare il pubblico con vicende anche tristi
e violente
Zola, invece, pubblicò nel 1880 Il romanzo sperimentale,
una raccolta di scritti teorici sul Naturalismo, nel cui saggio di apertura è
esposto il programma letterario dello scrittore. Il nucleo centrale di tale
programma è il seguente:
- il romanziere deve far proprio il metodo sperimentale
delle scienze fisiche, per applicarlo ai fenomeni morali e spirituali;
- deve osservare con il massimo scrupolo i caratteri e i
comportamenti degli individui, calandoli in precisi contesti ambientali, e deve
procedere come uno scienziato nel suo laboratorio, in modo che il romanzo
diventi il “verbale di un esperimento” ripetuto sotto gli occhi del pubblico;
- deve essere totalmente impersonale, non far trasparire i
propri sentimenti;
- deve essere “padrone della vita intellettuale e
passionale, per poterli guidare”, contribuendo al miglioramento della società
(funzione sociale della letteratura)
IL VERISMO
In Italia il romanzo subì l'influsso del Realismo europeo,
delle teorie sull'arte e sulla letteratura del Positivismo e della poetica del
Naturalismo: Flaubert, Zola, Dickens, Dostoevskij, Tolstoj furono, nella
seconda metà dell'Ottocento, autori molto letti e ad essi spesso si ispirarono
i nostri narratori.
Soprattutto l'ambiente
culturale di Milano esaltò Zola, non solo per le sue qualità di romanziere, ma
anche per i contenuti delle sue opere, nelle quali venivano rappresentati e
condannati, in nome del progresso, i mali della società. Dalle suggestioni
della letteratura d'oltralpe, sorse il movimento culturale e letterario del
Verismo.
Se il centro di
diffusione del Verismo fu Milano, dove più forti erano i contrasti sociali
derivati dalle trasformazioni economiche, i suoi maggiori rappresentanti furono
meridionali, giacché era nel Sud che si riscontravano in maniera più
macroscopica quelle condizioni di arretratezza e di degrado che i veristi
intendevano denunciare.
Oltre allo squilibrio
tra Nord e Sud, esistevano anche tra le varie regioni italiane profonde
differenze culturali, generate dalle diverse vicende storiche. Il Verismo,
pertanto, ebbe un carattere regionale, talora provinciale.
Il primo teorico del
Verismo fu il catanese Luigi Capuana (1839-1915). Come critico letterario del
«Corriere della Sera» , contribuì a diffondere la conoscenza di Zola, recensendone
le opere. Dapprima entusiasta divulgatore del Naturalismo francese nei due
volumi di Studi sulla letteratura contemporanea (1880 e 1882), Capuana
se ne allontanò poi a partire dal saggio Per l'arte (1880), in cui
riaffermava i valori della fantasia e dell'immaginazione.
Queste le indicazioni
fondamentali della poetica verista elaborate da Capuana:
- abbandonare il romanzo
storico-politico per il «romanzo di costumi contemporanei»;
- scegliere la vita
italiana come materia di rappresentazione artistica e ritrarla «dal vero»;
- seguire il canone
dell'impersonalità privilegiando la tecnica narrativa del dialogo;
- non rinnegare la
fantasia e l'immaginazione, facoltà che creano nella narrazione «un
effetto di colorito, di
rilievo, di movimento, di vita vera».
LA SCUOLA VERISTA
Se il teorico del
Verismo fu Luigi Capuana, il caposcuola fu considerato il siciliano Giovanni
Verga (1840-1922), che espresse i principi della sua poetica nella prefazione
alla novella L'amante di Gramigna (1879) e in quelle al romanzo i Malavoglia,
nella novella Fantasticheria e in varie lettere inviate nel 1881 a
Capuana e ai critici Felice Cameroni e Francesco Torraca, recensori del suo
romanzo I Malavoglia. Essi possono così riassumersi:
- il racconto deve avere
la caratteristica di fatto realmente accaduto;
- lo scrittore deve
sostituire agli effetti romanzeschi una ricostruzione scientifica dei processi
psicologici;
- la psicologia dei
personaggi deve emergere dai loro gesti e comportamenti: «il lettore deve
vedere il personaggio [...] qual è, dov'è, come pensa, come sente, da dieci
parole e dal modo di soffiarsi il naso»;
- lo scrittore deve
sparire dal racconto e mettere il lettore «faccia a faccia» con il fatto «nudo
e schietto» (canone dell'impersonalità);
- la scomparsa del
narratore onnisciente; il punto di vista si trasferisce a1l'interno dell'ambiente
descritto e il narratore assume la mentalità e il linguaggio dei suoi personaggi:
«ho cercato di mettermi nella pelle dei miei personaggi, vedere le cose coi
loro occhi ed esprimerle colle loro parole»;
La teoria dell'impersonalità,
però, non nega ogni rapporto tra lo scrittore e l'opera; è solo un procedimento
tecnico che gli permette di conseguire l'effetto artistico per il quale nella
narrazione non si avverte la sua presenza (eclissi dell'autore).
a. Ricerca e sottolinea
nel testo le seguenti informazioni
1. Che cos’è il
Realismo, quando e dove si sviluppa e quali ne sono gli esponenti principali?
2. Qual è il prodotto
letterario più diffuso nel secondo Ottocento e quali sono le ragioni del suo
successo?
3. Chi sono gli
esponenti principali del Naturalismo e dove si sviluppa?
4. Chi sono gli
esponenti italiani del Verismo, da quale parte della penisola provengono e per
quale ragione; quale fu il centro di diffusione di questa corrente letteraria?
b. Costruisci una
tabella in cui evidenzi i punti in comune e i punti divergenti tra le
caratteristiche del romanzo elaborate dal Naturalismo francese e quelle del
Verismo italiano
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