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LE SCOPERTE GEOGRAFICHE
N.B. Questo argomento va studiato utilizzando un atlante
geografico o un mappamondo.
Le ragioni delle scoperte geografiche
L’Europa scoprì nuovi
continenti alla fine del Quattrocento.
Perché?
1. Ragioni commerciali: esigenza di aprire nuove vie di traffici
verso l’Oriente. Le vie che si erano sempre usate erano infatti ostacolate
dall’espansione dell’impero ottomano (impero musulmano).
2. Ragioni culturali: nel periodo del Rinascimento,
l’uomo è l’artefice (cioè si costruisce da solo) del proprio destino e anche la
vita terrena diventa molto importante, non solo quella ultraterrena. Questi
ideali spinsero gli europei ad affrontare anche ciò che non conoscevano
e di cui avevano sempre avuto paura (ad esempio, navigare l’oceano).
3. Nuove conoscenze tecniche: la realizzazione di nuovi strumenti,
come la bussola o il sestante, consentiva di determinare la
posizione di un punto rispetto al nord e alle stelle. Quindi ci si poteva
orientare anche in alto mare.
4. Ragione politiche: la città di Genova e stati come
il Portogallo e la Spagna avevano bisogno di trovare nuovi
territori per sfruttarne le ricchezze. In questo modo potevano sostenere le
crescenti spese statali.
I portoghesi in Africa e in Estremo
Oriente
I
mercanti portoghesi, per primi, esplorarono la costa africana alla ricerca di
oro e schiavi. Sulla costa africana fondarono basi navali e fortezze, da cui
partivano l’oro e gli schiavi.
I
navigatori portoghesi però cercavano un passaggio verso l’oceano Indiano.
Nel
1487 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona
Speranza (in Sud Africa). Nel 1498, invece, Vasco de
Gama circumnavigò l’Africa e raggiunse l’India.
L’Africa al tempo delle scoperte
L’Africa
al tempo delle scoperte era abitata da popoli che avevano raggiunto diversi
livelli di sviluppo. Ad esempio, in Sudan
c’erano dei regni governati da sovrani islamizzati (cioè seguivano la religione
musulmana), con amministrazioni efficienti, ricche capitali e una fiorente
economia agricola e commerciale.
L’Africa che si affacciava sul Mediterraneo, invece, aveva fatto
parte del mondo romano nell’antichità. Al tempo delle scoperte geografiche
questa parte si era però islamizzata. All’attacco islamico aveva
resistito solo il fiorente impero
etiope (nella parte orientale
dell’Africa), che era rimasto uno stato cristiano.
L’impresa di Cristoforo
Colombo
Il genovese Cristoforo Colombo si era convinto che la terra fosse
sferica. Pensò perciò di raggiungere le Indie navigando verso occidente,
anziché verso oriente.
La monarchia spagnola finanziò il suo viaggio e nel 1492 (in
agosto) partì. Il
12 ottobre del 1492 trovò sul suo percorso
un’isola: egli pensava che fosse il Giappone. Si trattava in realtà delle
Antille. Dietro questo arcipelago invece c’era un intero continente: l’America.
Qualche anno più tardi, fu il fiorentino Amerigo Vespucci (da cui il nome America), in
un viaggio per conto dei portoghesi, a capire che si trattava di un nuovo
continente.
Le popolazioni americane
precolombiane
Alla fine del Quattrocento i nativi americani (cioè le popolazioni
che abitavano l’America prima dell’arrivo degli europei) erano circa 80
milioni.
Le popolazioni erano molto diverse tra loro. Ogni popolazione
aveva una propria organizzazione economica, sociale, politica e anche religione
e costumi erano diversi.
Questo accadeva perché il territorio era molto ampio e quindi era
difficile comunicare ed effettuare scambi.
Le culture native americane possono dividersi in tre grandi
gruppi:
1. le società tribali: cioè erano costituite da tribù di
cacciatori, pescatori e raccoglitori (cioè raccoglievano i prodotti della
terra che crescevano spontaneamente, senza coltivarli). Raramente erano
allevatori o coltivatori. Possedevano pochi utensili domestici, qualche
rudimentale arma. Le donne erano completamente soggette agli uomini e la
società era retta dagli anziani, che avevano un potere assoluto.
Talvolta praticavano il cannibalismo (cioè uccidevano e mangiavano
uomini delle tribù nemiche). Seguivano una religione animistica, cioè
comunicavano con gli spiriti per avere la loro protezione. Non conoscevano la
scrittura.
2. le società contadine: alcune popolazioni praticavano invece
un’agricoltura piuttosto avanzata. Producevano mais, base
della loro alimentazione, fagioli, zucche, peperoni e cacao. Possedevano una
tecnologia artigianale complessa sia per produrre utensili domestici, che armi.
La civiltà più famosa è quella dei maya, sorta nel 2000 a. C. e scomparsa verso il 900 d. C. Al
tempo della conquista spagnola era quindi già scomparsa. Ci ha lasciato però i resti
archeologici delle sue ricche città, situate nella penisola dello Yucatan
(attuale Guatemala). I maya erano divisi in città-stato e praticavano una religione
politeistica (cioè adoravano molte divinità). Era l’unico popolo
precolombiano (cioè esistente prima dell’arrivo di Colombo in America) a
possedere una forma di scrittura.
3. le civiltà statali: (cioè organizzate in stati) questo tipo
di organizzazione, all’epoca della conquista spagnola, apparteneva agli aztechi, che vivevano nell’attuale Messico, e agli inca, situati sulle Ande
peruviane.
Gli aztechi: l’impero era diviso in province
governate da un sovrano. Praticavano un’agricoltura
avanzata, basata su un complesso sistema di canalizzazioni.
Costruirono città monumentali fornite di acquedotti, pur non
conoscendo l’uso della ruota e la lavorazione dei metalli. La loro religione
era politeista e si basava sulla divinità più importante, il dio Sole,
per il quale si facevano anche sacrifici umani (si uccidevano delle
persone appositamente per avere la sua protezione). L’arrivo degli spagnoli
determinò la fine di questa civiltà.
Gli inca: si diffusero in un vastissimo impero (dalla
Colombia al Cile). Erano governati da un imperatore venerato come
un dio. Anche la loro religione era politeista. Questa civiltà
era meno sviluppata da un punto di vista culturale e artistico,
di quella degli aztechi. Approfittando della rivalità fra due pretendenti al
trono, gli spagnoli li conquistarono con facilità.
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