Siamo tutti Homo
sapiens sapiens
Viaggi,
emigrazione, adozioni internazionali: ogni giorno, eventi come questi ci
portano in contatto con
persone nate in
paesi geograficamente e culturalmente lontani da noi, che spesso ci sembrano
molto diverse.
Così, ci capita di
avere vicini di banco, colleghi di ufficio, amici o conoscenti diversi per il
colore della
pelle, per la
forma degli occhi, del naso o delle labbra, per il tipo e il colore dei
capelli. Ma quanto siamo
diversi, in
realtà?
La biologia ci
dice che apparteniamo tutti allo stesso genere e alla stessa specie, Homo
sapiens. Ma spesso
sentiamo parlare
di "razze" umane. Che cos'è una razza? Potremmo genericamente
definire una razza come
un gruppo di
individui che si distinguono dagli altri della stessa specie per alcuni
caratteri trasmissibili alla
discendenza. Ma
questa distinzione vale anche per la nostra specie? Si racconta che Albert
Einstein, invitato
a compilare un
modulo di immigrazione al suo arrivo negli Usa, alla voce "razza"
inserì la risposta
"umana".
Dunque, le razze umane non esistono?
L'idea di dividere
gli esseri umani in gruppi razziali risale a diversi secoli fa. Già nel XVIII
secolo, Linneo
aveva suddiviso
gli esseri umani in razze distinte, intese come sottospecie, in base a
caratteri fisici e a
peculiarità di
comportamento: per esempio, Homo sapiens americanus si distingueva per
la tenacia, mentre
Homo sapiens
europaeus spiccava per l'inventiva e la vivacità. Seguirono quindi diverse
classificazioni, tra
cui quella basata
sul colore della pelle proposta dall'anatomista tedesco Blumenbach, che
riconosceva 5
razze: bianca
(caucasica), gialla (mongola), nera (etiopica), rossa (americana) e bruna
(malese).
Successivamente,
il concetto di selezione naturale proposto da Darwin, in cui alcuni leggevano
l’idea un
"premio"
della natura per alcuni gruppi umani, e la pubblicazione di studi anatomici che
presumevano di
riconoscere in
alcune popolazioni un volume maggiore del cervello e quindi una maggiore
intelligenza,
diedero il via a
un sempre più forte "pensiero razzista". E questo pensiero fu usato
per giustificare, per
esempio, la
riduzione in schiavitù di individui con la pelle nera.
Negli anni della
seconda guerra mondiale, l'idea che la diversità di alcune popolazioni avesse
un significato
di inferiorità, la
distinzione tra "razze buone e razze cattive" e il mito della
"purezza della razza" vennero
ulteriormente
sfruttati per giustificare i crimini del nazismo. La "purezza della
razza" dal punto di vista
biologico non
esiste: il fatto che in un gruppo di esseri umani (o di qualunque altro
organismo vivente)
quasi tutti gli
individui abbiano un determinato carattere, come per esempio i capelli biondi
tra i popoli
dell'Europa
settentrionale, non significa che in quel gruppo tutti gli altri caratteri
abbiano la stessa
ricorrenza. Al
contrario, all'interno di una popolazione esiste sempre e comunque una grande
variabilità
genetica tra gli
individui. Nel caso degli scandinavi o dei tedeschi è stato l'adattamento allo
stesso tipo di
clima a favorire
un'omogeneità per quanto riguarda il carattere "capelli biondi", ma
per il resto la genetica ci
dice che le
differenze tra un abitante di Stoccolma e uno di Nairobi sono irrilevanti.
Nel XX secolo, si
passò a suddividere gli esseri umani in base alla distribuzione geografica,
alla lingua e ad
altre
caratteristiche culturali. Ma tutti questi sistemi hanno in comune un punto
debole: gli individui
appartenenti ai
diversi raggruppamenti, in tutti i casi, sono in grado di incrociarsi e avere
figli, e oltretutto
hanno numerose
opportunità di incontrarsi e mescolare il loro patrimonio genetico.
Oggi, la
possibilità di effettuare indagini genetiche sempre più sofisticate ha reso di
grande attualità il tema
delle razze umane.
La notizia sicuramente più interessante, rivelata da studi di geografia
genetica, è la
conferma che
esiste una maggiore differenza genetica all'interno di uno stesso gruppo
rispetto a quella che
esiste tra un
gruppo e l'altro: in altre parole, sono geneticamente più diversi tra loro, per
esempio, due
italiani che un
italiano e un africano presi a caso! L'origine delle differenze di aspetto,
come il colore della
pelle e i tratti
del volto, è relativamente recente dal punto di vista evolutivo, e si deve
soprattutto
all'adattamento
ambientale subito dalle popolazioni negli ultimo 100 mila anni, in seguito alle
migrazioni
che da un unico
nucleo originario, probabilmente africano o mediorientale, hanno portato gli
esseri umani a
distribuirsi in
tutti gli angoli della Terra.
Oggi, la parola
"razza" riferita agli esseri umani viene per lo più correttamente
usata come sinonimo di
gruppo etnico,
cioè di un gruppo di individui originari di una particolare area geografica che
si distinguono
soprattutto per la
cultura, la lingua, le tradizioni e la religione.
(Testo adattato
per Genitoriche da Albatros- Lezioni e immagini di Biologia di Giuliana
Anelli e Elena
Gatti, Edizioni
Scolastiche Bruno Mondadori)
A
quale specie apparteniamo secondo la biologia? Che cos’è una razza? Come
suddivise Linneo gli esseri umani?Quale classificazione fece invece Blumenbach?
Esiste una “razza pura” dal punto di vista biologico? Perché scandinavi o
tedeschi hanno in genere capelli biondi? Qual è il punto debole di tutte le
classificazioni che sono state fatte? Qual è la vera origine della differenza
di aspetto fra i vari gruppi etnici?Quale aneddoto si racconta su Albert
Einstein e che significato ha secondo te?
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