venerdì 3 maggio 2013

Siamo tutti Homo sapiens sapiens







Siamo tutti Homo sapiens sapiens

Viaggi, emigrazione, adozioni internazionali: ogni giorno, eventi come questi ci portano in contatto con
persone nate in paesi geograficamente e culturalmente lontani da noi, che spesso ci sembrano molto diverse.
Così, ci capita di avere vicini di banco, colleghi di ufficio, amici o conoscenti diversi per il colore della
pelle, per la forma degli occhi, del naso o delle labbra, per il tipo e il colore dei capelli. Ma quanto siamo
diversi, in realtà?

La biologia ci dice che apparteniamo tutti allo stesso genere e alla stessa specie, Homo sapiens. Ma spesso
sentiamo parlare di "razze" umane. Che cos'è una razza? Potremmo genericamente definire una razza come
un gruppo di individui che si distinguono dagli altri della stessa specie per alcuni caratteri trasmissibili alla
discendenza. Ma questa distinzione vale anche per la nostra specie? Si racconta che Albert Einstein, invitato
a compilare un modulo di immigrazione al suo arrivo negli Usa, alla voce "razza" inserì la risposta
"umana". Dunque, le razze umane non esistono?
L'idea di dividere gli esseri umani in gruppi razziali risale a diversi secoli fa. Già nel XVIII secolo, Linneo
aveva suddiviso gli esseri umani in razze distinte, intese come sottospecie, in base a caratteri fisici e a
peculiarità di comportamento: per esempio, Homo sapiens americanus si distingueva per la tenacia, mentre
Homo sapiens europaeus spiccava per l'inventiva e la vivacità. Seguirono quindi diverse classificazioni, tra
cui quella basata sul colore della pelle proposta dall'anatomista tedesco Blumenbach, che riconosceva 5
razze: bianca (caucasica), gialla (mongola), nera (etiopica), rossa (americana) e bruna (malese).
Successivamente, il concetto di selezione naturale proposto da Darwin, in cui alcuni leggevano l’idea un
"premio" della natura per alcuni gruppi umani, e la pubblicazione di studi anatomici che presumevano di
riconoscere in alcune popolazioni un volume maggiore del cervello e quindi una maggiore intelligenza,
diedero il via a un sempre più forte "pensiero razzista". E questo pensiero fu usato per giustificare, per
esempio, la riduzione in schiavitù di individui con la pelle nera.
Negli anni della seconda guerra mondiale, l'idea che la diversità di alcune popolazioni avesse un significato
di inferiorità, la distinzione tra "razze buone e razze cattive" e il mito della "purezza della razza" vennero
ulteriormente sfruttati per giustificare i crimini del nazismo. La "purezza della razza" dal punto di vista
biologico non esiste: il fatto che in un gruppo di esseri umani (o di qualunque altro organismo vivente)
quasi tutti gli individui abbiano un determinato carattere, come per esempio i capelli biondi tra i popoli
dell'Europa settentrionale, non significa che in quel gruppo tutti gli altri caratteri abbiano la stessa
ricorrenza. Al contrario, all'interno di una popolazione esiste sempre e comunque una grande variabilità
genetica tra gli individui. Nel caso degli scandinavi o dei tedeschi è stato l'adattamento allo stesso tipo di
clima a favorire un'omogeneità per quanto riguarda il carattere "capelli biondi", ma per il resto la genetica ci
dice che le differenze tra un abitante di Stoccolma e uno di Nairobi sono irrilevanti.
Nel XX secolo, si passò a suddividere gli esseri umani in base alla distribuzione geografica, alla lingua e ad
altre caratteristiche culturali. Ma tutti questi sistemi hanno in comune un punto debole: gli individui
appartenenti ai diversi raggruppamenti, in tutti i casi, sono in grado di incrociarsi e avere figli, e oltretutto
hanno numerose opportunità di incontrarsi e mescolare il loro patrimonio genetico.
Oggi, la possibilità di effettuare indagini genetiche sempre più sofisticate ha reso di grande attualità il tema
delle razze umane. La notizia sicuramente più interessante, rivelata da studi di geografia genetica, è la
conferma che esiste una maggiore differenza genetica all'interno di uno stesso gruppo rispetto a quella che
esiste tra un gruppo e l'altro: in altre parole, sono geneticamente più diversi tra loro, per esempio, due
italiani che un italiano e un africano presi a caso! L'origine delle differenze di aspetto, come il colore della
pelle e i tratti del volto, è relativamente recente dal punto di vista evolutivo, e si deve soprattutto
all'adattamento ambientale subito dalle popolazioni negli ultimo 100 mila anni, in seguito alle migrazioni
che da un unico nucleo originario, probabilmente africano o mediorientale, hanno portato gli esseri umani a
distribuirsi in tutti gli angoli della Terra.
Oggi, la parola "razza" riferita agli esseri umani viene per lo più correttamente usata come sinonimo di
gruppo etnico, cioè di un gruppo di individui originari di una particolare area geografica che si distinguono
soprattutto per la cultura, la lingua, le tradizioni e la religione.

(Testo adattato per Genitoriche da Albatros- Lezioni e immagini di Biologia di Giuliana Anelli e Elena
Gatti, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori)

A quale specie apparteniamo secondo la biologia? Che cos’è una razza? Come suddivise Linneo gli esseri umani?Quale classificazione fece invece Blumenbach? Esiste una “razza pura” dal punto di vista biologico? Perché scandinavi o tedeschi hanno in genere capelli biondi? Qual è il punto debole di tutte le classificazioni che sono state fatte? Qual è la vera origine della differenza di aspetto fra i vari gruppi etnici?Quale aneddoto si racconta su Albert Einstein e che significato ha secondo te?

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