SPIEGHI COSA
VUOL DIRE
FECONDARE?»
DIALOGHI ESEMPLARI
Pensavo di essere un genitore open minded, per cui il sesso
non è tabù. Fino alla sera in cui sono uscita a cena con mia figlia Mulan, 9
anni. E lei ha fatto quella domanda sui girini. E’ iniziata così la mia più difficile (e imbarazzata) conversazione con lei...
Una sera
d'autunno di oltre due anni fa, io e mia figlia Mulan, che all'epoca aveva 9
anni, siamo andate a cena nel nostro ristorante Thai preferito. Ricordo bene che
allora ci comportavamo come due amiche che dividono lo stesso appartamento piuttosto
che come madre e figlia. E andavamo spesso a cena fuori. Quando sei una madre
single che porta la propria figlia al ristorante (a mia parziale discolpa, devo
dire che la accompagnavo a ginnastica quattro volte a settimana - un'ora e
mezzo di viaggio tra andata e ritorno - difficile trovare il tempo per mettersi
ai fornelli) diventa facile immaginarsi come una coppia: si cena, si
chiacchiera. E a volte ci si fissa con un senso di familiare stupore.
Quella sera lo
chef consigliava cosce di rana in salsa piccante. Educatamente, abbiamo
declinato. Proprio in quei giorni, infatti, Mulan aveva iniziato a studiare le
rane a scuola e avrebbe dovuto scrivere una relazione, di cui cominciò a espormi i contenuti. «Allora: prima le rane depongono le uova,
in acqua; poi le uova si trasformano in girini che in seguito diventano rane».
Ora, la biologia - diciamo le scienze in generale - non è mai stata il mio forte. Soltanto di
recente ho scoperto di avere un certo interesse per l'argomento e ho dovuto quindi darmi
da fare per rimettermi al passo con le scoperte scientifiche del XXI secolo.
Comunque, ogni volta che Mulan raccontava di ciò che apprendeva nel corso delle lezioni
di scienze, assumevo un'espressione dì smarrimento e confusione; nel migliore
dei casi, di sorpresa. Da piccola, per 12 anni avevo frequentato le scuole cattoliche, dove la biologia non veniva granché approfondita (Dio non ama sentir parlare
di certe cose) e il tema della riproduzione era stato quasi totalmente
ignorato. «Uh... sì. Penso sia così. Credo, però, che siano le femmine a deporre le uova e in un secondo momento i
maschi le fecondano man mano che le femmine le depongono - ma non se sono
sicura - e credo ci siano specie diverse di rane, ognuna con la sua tecnica.
Però sì, sono pronta a scommettere che sono le
femmine a deporre le uova. O qualcosa del genere».
«Huh?», Mulan mi aveva seguito molto
attentamente, ma ora sembrava sorpresa. «Ma cosa vuoi dire "fecondare"?». «Dunque, i maschi hanno questa sostanza,
un co-ingrediente, chiamata sperma. Lo spargono, o... sì insomma lo spruzzano sulle uova. Ecco
come funziona: servono le uova delle femmine e lo sperma dei maschi, e da
questa unione nascono i girini». Ero veramente orgogliosa di me stessa per aver utilizzato la
parola "co-ingrediente". Un termine azzeccato.
«Quindi, solo
le femmine hanno le uova», disse lei. Con gli occhi vagava sul soffitto, intanto che la
mente incamerava queste nuove, più dettagliate informazioni. «Sì».
«Anche per noi è così?».
Ok.
Sospendiamo per un attimo il racconto e lasciatemi dire che, fino a
quell'istante, Io mi consideravo un genitore moderno, open-mìnded, del tipo "il sesso non è un argomento tabù"; e tuttavia ero giunta alquanto
impreparata a questo tipo di conversazione. Sì, avevo letto qualcuno di quei libri
destinati ai genitori e tutti sembravano suggerire la stessa cosa: quando i
figli cominciano a porre domande sul sesso o su qualsiasi argomento complicato
e dalle mille sfaccettature, limitatevi a rispondere esattamente alla domanda
posta. Niente di più. Non elaborate, non spingetevi oltre con le spiegazioni.
Credevo quindi
di essere preparata all'inevitabile momento. Mai mi sarei fermata, prendendole
la mano, per spiegarle commossa quanto incredibilmente meraviglioso sia il modo in cui i bambini vengono al
mondo. Non era questa la risposta alla sua domanda. Semplicemente, mia figlia
mi chiedeva se anche gli esemplari femmina della razza umana depongono le uova.
La risposta era dunque chiara e inequivocabile.
«SI». Presi deliberatamente una lunga pausa,
cercando di trovare un altro argomento su cui spostare la conversazione. Mi
concentrai sull'insalata di mango che ci era appena stata servita in tavola.
Ma Mulan
chiese: «Le donne, dove
tengono le loro uova?». «Sai, le rane
hanno a disposizione lo stagno, ma anche noi donne ne abbiamo sviluppato uno,
proprio dentro il nostro corpo. È lì che deponiamo le nostre uova; la cosa,
se ci pensi, è piuttosto
comoda: al contrario delle rane, non dobbiamo preoccuparci che le nostre uova
possano mischiarsi con quelle di altre donne, perché sono al sicuro, dentro di noi. Nel
nostro piccolo stagno privato». Un piccolo stagno privato. Immaginai Virginia Woolf, accovacciata
sul suo, in felice contemplazione, prima di annegarci dentro.
«Ma dove,
esattamente?», domandò Mulan. con gli occhi sempre più spalancati.
«Nella parte
bassa dell'addome, proprio qui, tra l'ombelico e la vagina». Ero riuscita a essere precisa e totalmente vaga allo stesso tempo.
Perfetto. «Ma... Come
vengono fecondate le uova?». «Ci pensa
l'uomo», risposi,
chiedendomi come avevo fatto a usare una simile espressione, caricando
"l'uomo" di una tale responsabilità; e poi, come se esistesse un solo Uomo,
un essere soprannaturale che viene utilizzato solo per questo scopo.
Un'immagine inquietante e bizzarra. E, naturalmente, una risposta inesatta.
Fortunatamente,
arrivò in tavola il
resto della cena. Ingurgitai un cucchiaio di fagiolini piccanti, sperando di
riuscire finalmente a cambiare argomento. I miei occhi esploravano nervosi ogni
angolo della sala e mi ricordai di mia madre. Non avevo mai sopportato i suoi
modi goffi, il suo imbarazzo nell'affrontare l'argomento sesso: ora riconoscevo in me
i suoi stessi segnali di disagio. Feci un lungo respiro. Poi le sorrisi con
espressione volutamente rilassata. Ma non bastò a sviarla.
«Come fa lo
sperma ad arrivare fino alle uova?». «Ah, sì. Come? Dunque, lo sperma fuoriesce dal
pene dell'uomo ed entra nella vagina della donna. Questo succede quando i due
"fanno sesso", è così che si dice. È in quel momento che l'uovo - di solito nello stagno della donna
c'è solamente un
uovo per volta - viene fecondato». Soltanto in seguito realizzai che avevo
pronunciato le parole "pene", "vagina" e "sesso"
sottovoce. Con un tono del tutto innaturale. Esattamente come avrebbe potuto
fare mia madre. Sentii un senso di insopportabile fastidio nei miei stessi
confronti diffondersi dentro dì me. Mulan intanto aveva posato la forchetta, il volto contorto in
un'espressione di disgusto.
«È da lì che si entra per fare i bambini? Da dove poi si va in bagno?
Mamma!!».
«Sì», risposi sospirando. «Lo so: è strano. E ci vuole un po' per abituarsi
all'idea». «Che schifo», biascicò mia figlia. «Come si dice: è come costruire un impianto per lo smaltimento
dei rifiuti accanto a un luna park. Un esempio terribile di progettazione
urbanistica». «Che cosa?».
«Vedi», continuai, «è cosi che ci siamo evoluti. È proprio lì che succede. E anche se la stessa parte
del nostro corpo serve, più o meno, sia per andare in bagno che per fare sesso, sono due cose
totalmente separate». Tranne che per alcune persone, avrei voluto aggiungere, quelle a
cui invece piace mischiare le due azioni, cosa un po' folle secondo me, ma
certo non moralmente sbagliata. Anzi, piuttosto comprensibile, vista la
prossimità... Ma
l'impressione era che sarei andata fuori tema, dunque pensai a un altro
esempio, meno fuorviante.
«È la stessa
cosa per naso e bocca», azzardai. «Sono vicini, stessa zona del viso, ma non ti sogneresti mai di
infilarti un germoglio di soia su per il naso». Mulan mi concesse un mezzo sorriso, che
dissimulava a stento il senso di pena che provava nei confronti del mio
esempio. Poi sì rituffò nella conversazione.
«Ma mamma», chiese incalzante, «com'è possibile? Uomini e donne non stanno mai
nudi insieme». «Beh, quando diventano più grandi. Molto, ma molto più grandi di te. Quando diventano adulti ed
entrambi lo vogliono, allora, se ci sono le condizioni giuste, per esempio se
sono innamorati, allora sì, possono decidere di stare nudi insieme».
«Ma come fanno a sapere quando?», chiese lei. «È l'uomo che dice alla donna "è arrivato il momento di togliermi i
pantaloni"?».
La fissai, per
un momento. «Sì», risposi. «È esattamente quello che dicono». Con sollievo mi accorsi che Mulan
sembrava soddisfatta della mia risposta e aveva cominciato a mangiare con
gusto. Continuammo a cenare parlando d'altro. Tornando a casa, in macchina,
Mulan era però stranamente
silenziosa. Ogni tanto la guardavo nel retrovisore. Sguardo concentrato,
fissava fuori dal finestrino: i marciapiedi erano stracolmì di gente. All'improvviso scoppiò a ridere. «Cosa c'è?».
«Oh, mamma,
adesso ti farai una bella risata». «Perché?».
«Perché, mamma, non crederai a quello che penso
di averti sentito dire prima, al ristorante. È troppo buffo. E cioè che gli uomini mettono il pene nella
vagina delle donne, ed è così che nascono i bambini. Troppo buffo». Pausa.
«È quello che
ho detto».
«Oh». Si fece seria. Ci fu un lungo silenzio,
mentre continuava a guardare fuori dal finestrino. A un certo punto chiese: «E se due persone si avvicinassero in
strada e cominciassero a farlo?». I nostri occhi si incrociarono nello
specchietto. Poi rivolse lo sguardo corrucciato alla folla dei passanti.
A quel punto
decisi che il modo migliore per approcciare la questione sarebbe stato indossare
i panni dell'antropologa e discutere delle abitudini sessuali degli esseri
umani come si trattasse dei rituali di accoppiamento di una qualsiasi specie
animale: «Gli esseri
umani hanno sviluppato un forte senso della privacy, quando si tratta di sesso.
Sono molto diversi dagli animali: gli esseri umani amano far sesso in privato».
«E se ti
trovassi a una festa, con uomini e donne che cominciano a farlo? Potrebbe mai
succedere una cosa del genere?».
«No», mentii. «Non potrebbe mai succedere. Soltanto in
privato».
Ero ormai un
fascio di nervi tesi; la schiena indurita, rigida. Pensai a mia nonna; avevo
raggiunto un livello di disagio che andava molto oltre gli standard di mia
madre e arrivava, appunto, a mia nonna. «Mamma, tu lo hai mai fatto?». «Sì». «Ma mamma tu non puoi avere figli».
«È vero».
«Bene, allora
non dovrai farlo mai più», sospirò sollevata. Non risposi subito. «Ma se si è innamorati e adulti, allora è probabile che si voglia fare anche se non
si possono avere bambini».
Silenzio.
Mulan guardò fuori dal finestrino, pensierosa. «Ma mamma, come funziona? Voglio dire...
Le gambe? Dove le mettono le gambe? Non tutti sono capaci di fare la spaccata».
Ah, la
prospettiva della promettente ginnasta. In qualche modo, il ruolo delle gambe
in tutta la faccenda diventò il suo chiodo fisso. Non riusciva a immaginare come fosse fisicamente
possibile, anche
per coloro che sono in grado di fare la spaccata. Infine, dissi: «Mulan, la gente riesce a superare
l'ostacolo delle gambe. Fidati». «Oh», disse, accettando la risposta.
Arrivammo finalmente a casa; scendendo dalla macchina, notammo la nostra gatta,
Val, sdraiata in giardino a godersi gli ultimi raggi di sole. Al nostro passaggio
si rotolò sull'erba. «E i gatti? Come lo fanno?». «Mah, è più o meno lo stesso anche per i gatti». «E le gambe dove le mettono?». «Mmh, credo che il maschio si metta dietro
la femmina e... Lo fanno e basta, Mulan». Dissi, a quel punto esasperata, e un po'
frustrata, per non aver trovato di meglio che "lo fanno e basta".
Entrate in
casa, fummo accolte dai salti di gioia di Arden, il nostro cane. «E i cani?», chiese Mulan, che non aveva mai pensato
ad Arden in quel senso. «Stessa cosa. Funziona più o meno allo stesso modo per tutti i
mammiferi». «Ma come fanno con le gambe?». «Ascolta», dissi, ormai prosciugata dalla sua
raffica di domande e stanca dell'argomento. «Credo di aver esaurito le mie capacità descrittive. Magari possiamo dare un'occhiata
su Wikipedia o qualcosa di simile». Così andammo nel mio ufficio e accendemmo il
computer. Digitai "accoppiamento gatti" su Google. E, ovviamente,
trovammo migliaia di video su YouTube. Ne guardammo un paio. Mulan,
concentratissima, sembrava volesse entrare nello schermo.
«Adesso
guardiamo i cani?». Guardammo anche alcuni video di cani.
E qui, arrivò un altro momento fuori dal tempo. Come
quando si resta coinvolti in un incidente e il tempo che prima ti scorreva
intorno sembra fermarsi. Riuscivo a sentire il mio respiro come se
improvvisamente mi fossi ritrovata dentro una tuta spaziale direttamente da
2001 Odissea nello spazio. Lenta, la mano di Mulan andò a posarsi sul mio braccio: come al
rallentatore, riuscii a seguirla fotogramma per fotogramma. Sono convinta di
ricordarlo così bene perché fino a un istante prima di quel piccolo, intimo gesto, non avevo realizzato
fino a che punto eravamo arrivate. Eppure già sapevo che era tutta colpa mia.
«Mamma, pensi
che su internet ci siano anche dei video sull'accoppiamento tra esseri umani?». Ecco. Sono un mostro. Un incompetente
mostro di madre. Sorrisi e dissi, ferma, «No. Impossibile. Te l'ho detto, la gente è molto riservata, quando si tratta dì sesso. Ehi, vuoi un po' di gelato?».
E con questo,
naturalmente, miravo a insegnarle che quando le domande sul sesso diventano
eccessivamente scomode, l'unica risposta possibile è il cibo. Più tardi però, quella stessa notte, Mulan mi chiese: «E Roger e Don - loro come lo fanno?», «lo... Non saprei».
Ok, lo
ammetto: ero distrutta, sconfitta. Quella sera scoprii che basta un'ora o due
per passare da una conversazione sulle rane a quella sui rapporti tra persone
dello stesso sesso. In più, con quest'ultima domanda eravamo uscite dalla sfera di mia
competenza.
Mulan andò in bagno e ci restò un po' più del solito. Dopo mi disse, con tono
disinvolto: «Credo di
sapere come fanno Roger e Don». «Ah si?».
«Sì, mamma. C'è un altro punto del nostro corpo, laggiù... Anche questo serve per andare in
bagno... Forse, sai, forse usano quello».
Eccola, è la mia ragazza! Mulan, nove anni,
inventa il sesso anale. Curiosa, acuta, problem-solving. Brillante come
Mr. Spock dì Star Trek.
Cinica, spietata. Lunga vita a te, Mulan.
«È possibile», risposi scrollando le spalle. Come a
dire: vedi quanto sono disinvolta sull'argomento? «Ma mamma», disse però lei. «E due ragazze? Prendi Eileen e Karen, per
esempio: loro come lo fanno?», «lo... io...». Provai a iniziare la mia risposta.
Ormai sconfitta.
«Perché non chiami Karen e lo chiedi a lei?», propose allora Mulan.
«Nah», replicai, fingendo di leggere il
giornale. Mulan si avvicinò a un centimetro dal mio naso. Sembrava davvero sconcertata. «Mamma, ma non sei neanche un po' curiosa?».
(Traduzione di
Natalino Parrilla) ©Copyright Guardian News & Media Ltd 2011
Nessun commento:
Posta un commento