venerdì 3 maggio 2013

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE






LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

La rivoluzione industriale è il fenomeno economico-sociale che dalla metà del XVIII secolo ha influenzato tutta la storia. Con il termine RIVOLUZIONE INDUSTRIALE si indica un nuovo modo di produzione basato sul largo impiego di macchine, di capitali, provenienti dai grandi proprietari terrieri, di manodopera, di nuovi fonti di energia, soprattutto la macchina a vapore: il sistema economico, nei secoli precedenti basato prevalentemente sull'agricoltura, trova ora il suo pilastro portante nell'industria manifatturiera.
Il fenomeno nasce in Inghilterra tra Settecento ed Ottocento, perché tutti gli elementi sopra citati, che caratterizzano il nuovo sistema di produzione, furono resi possibili dall'esistenza di un governo stabile ed efficiente, dal diffondersi di una mentalità imprenditoriale e dall'accumulo di capitali avvenuto nei secoli precedenti.
Gli effetti dirompenti dovuti alla nascita dell'industria moderna hanno spinto gli storici a classificare questo fenomeno come Rivoluzione in analogia alle grandi rivoluzioni politiche, americana e francese, che largamente hanno condizionato la storia dell'umanità.

Cause sociali: una società dinamica e aperta alle innovazioni

Anche sul piano politico l'Inghilterra godette, nel corso del XVIII secolo, di alcune condizioni particolarmente favorevoli allo sviluppo industriale:
Nel 1707, con l'unificazione delle corone inglese e scozzese, la Gran Bretagna divenne uno stato unitario e furono abolite le dogane interne. Si creò cosi un mercato nazionale abbastanza vasto in cui le merci potevano circolare liberamente, perché non gravate da dazi. Il commercio si avvantaggiava della presenza di mercati esterni protetti, come quello irlandese e quelli delle colonie in Africa, nelle Indie occidentali e soprattutto nel nord America.
La nobiltà inglese, a differenza di buona parte di quella continentale, non aveva un atteggiamento di disprezzo verso le attività economicamente produttive. La mentalità generale era relativamente più aperta che negli altri Stati e la minor rigidità nella struttura sociale permetteva, in certi casi, il passaggio da una classe all'altra.
La borghesia britannica godeva di garanzie di carattere civile e politico che non avevano uguali sul continente. Il potere della Camera dei Comuni, dove era rappresentata la grande borghesia, si accresceva sempre più. Questa classe sociale si sentì perciò sostanzialmente garantita nella propria libertà di iniziativa e si trovò nelle condizioni migliori per affrontare i rischi di nuove imprese.
Nella formazione della mentalità imprenditoriale della borghesia, influì in modo rilevante l'etica protestante del lavoro, affermatasi anche nel nord America, in Olanda e in Svizzera, che considerava il successo economico un segno tangibile della Grazia divina. Inoltre era diffuso il senso della responsabilità nel rispetto del bene comune: la borghesia del tempo si sentiva chiamata a partecipare alla creazione di un mondo nuovo e perciò era stimolata a ricercare un progresso costante

Territorio favorevole

Non ultima tra le cause della nascita dell'industria moderna fu la possibilità, in molti Paesi Europei e in primo luogo in Gran Bretagna, di sfruttare vasti giacimenti di carbon fossile e di minerali metallici.
Ciò conduce a riflettere anche su gli altri fattori di carattere fisico-ambientale presenti in tutta l'Europa centro-occidentale e determinanti per il primo sviluppo industriale inglese:
- clima temperato adatto all'allevamento di ovini da lana, nelle zone meno piovose, e di bovini da latte, nelle zone più umide: le industrie laniere e quelle lattiero-casearie trovarono dunque presupposti favorevoli al loro sviluppo;
- numerosi corsi d'acqua sfruttati dapprima per azionare i mulini e, in un secondo momento, per operazioni di lavaggio di fibre tessili, per il raffreddamento dei metalli e la produzione di vapore; laddove le condizioni lo permettevano, i fiumi furono usati come vie navigabili e collegati tra loro con una rete di canali;
- ampia disponibilità di pianure e assenza di rilievi molto pronunciati con la conseguente facilità di comunicazione e di insediamento degli stabilimenti industriali;
- la presenza di numerosi porti ben collegati con il retroterra e essenziali per gli scambi.

Rivoluzione dei trasporti

La rivoluzione dei trasporti maturò attraverso una lunga serie di miglioramenti intervenuti nella viabilità, ma ricevette l'impulso definitivo dalle nuove esigenze di scambio e dalla possibilità di usufruire di mezzi meccanici.
Nella seconda metà del secolo ci si preoccupò di predisporre un manto stradale idoneo al transito dei carri e delle diligenze. Ma le merci voluminose e pesanti, non deperibili e di scarso valore unitario, non riuscivano a sostenere il costo del trasporto terrestre: furono perciò potenziate le vie d'acqua
Il primo Paese a potenziare la navigazione fluviale con la costruzione di canali di collegamento fu la Francia che realizzò il canale "Du Midi'" già alla fine del Seicento. Più tardi la Gran Bretagna raggiunse il primato europeo, spinta dalle proprie industrie che richiedevano mezzi poco costosi per il trasporto di materie prime ingombranti come il carbon fossile e i metalli.
La forza del vapore fu applicata alle navi fluviali a partire dal 1807 dopo che il "Clermunt" battello a ruote costruito in America da Robert Fulton, risalì l'Hudson da New York ad Albany. Ben presto la nave a vapore fu in grado di solcare i mari.
Si apriva così l'era dei grandi traffici marittimi che dura tuttora. L'invenzione dell'elica, intorno al 1840, insieme alla definitiva adozione dello scafo in ferro, resero fortemente competitiva la nave a vapore la quale, nella seconda metà dell'Ottocento, soppiantò quella a vela su tutte le grandi rotte. Questi progressi nella navigazione si cumularono con un importante avvenimento che favorì le comunicazioni marittime: l'apertura del canale di Suez del 1869 che permise un veloce transito tra il Mediterraneo e l'Oceano Indiano attraverso il Mar Rosso.
Nelle comunicazioni terrestri fu la ferrovia la vera protagonista della rivoluzione dei trasporti, grazie alla combinazione fra la locomotiva a vapore e le rotaie in ferro. La locomotiva fu pronta ad essere adoperata per i trasporti su rotaia nel 1825. In pochi anni la Gran Bretagna assistette alla costruzione di una vasta rete ferroviaria che collegava le città e soprattutto i centri industriali con i porti e i distretti minerari.
Intanto le ferrovie avevano cominciato a diffondersi in molti altri Paesi europei, come la Francia, il Belgio, la Germania e l'Italia, ma si trattava di brevi tronchi non collegati tra loro. Solo intorno al 1870, quando si sviluppò una rete integrata a livello internazionale, la ferrovia fu in grado di esplicare in pieno le sue funzioni economiche e sociali.

La scienza e le innovazioni tecniche

All'inizio del Settecento la scienza europea aveva ormai compiutamente elaborato un metodo d'indagine moderno iniziato già nel secolo precedente con l'opera di Galileo e basato sull'esperimento e sulle misurazioni dei fenomeni. Questo nuovo clima culturale accrebbe la disponibilità ad accettare le innovazioni tecniche.

Invenzioni
1733: spoletta volante (fly shuttle)
1767: macchina per filare (spinning jenny)
1769: filatoio ad acqua (water frame)
1785: telaio meccanico (power loom)

La rivoluzione agraria

Nella seconda metà del Settecento in Inghilterra quasi tutti gli strumenti agricoli tradizionali furono sostituiti con altri più moderni. Vennero inventate e si diffusero le seminatrici, le trebbiatrici, le mietitrici, che dapprima sfruttarono l'energia animale, poi quella prodotta dalle prime macchine a vapore.
La spinta iniziale della rivoluzione industriale va ricercata tra le conseguenze della rivoluzione agraria: l'introduzione di nuove piante alimentari di provenienza americana, quali la patata e il mais, le rotazioni agrarie con le foraggere e quindi l'aumento del numero dei bovini e delle possibilità di concimazione naturale permisero un forte incremento delle produzioni agricole e casearie, consentendo di debellare gradualmente le carestie.
L'accresciuta produttività agricola e dunque la minor richiesta di manodopera provocarono l'allontanamento di braccia da lavoro dai campi, braccia che si aggiunsero alle masse rurali costrette ad abbandonare le campagne per l'eliminazione delle terre comuni, che venivano trasformate in ampie proprietà private mediante le enclosures ossia le recinzioni (si tratta del passaggio dall'openfield al bocage). Questo flusso di manodopera si riversò nei centri manifatturieri alla ricerca di un lavoro, alimentando la formazione del proletariato urbano.

Forte incremento demografico

Il forte incremento demografico fu reso possibile dalle migliori condizioni alimentari e sanitarie che abbassarono il tasso di mortalità. Le epidemie infatti divennero meno frequenti e violente, mentre alcune malattie, come la peste, scomparvero del tutto grazie alla diffusione delle pratiche igieniche, all'attenzione riservata alla potabilità dell'acqua, alla costruzione di sistemi fognari efficienti.
La rivoluzione industriale, con i mutamenti avvenuti nelle campagne e nelle città, determinò importanti e rapide mutazioni in campo sociale: innanzitutto un formidabile sviluppo della popolazione; in secondo luogo una diversa distribuzione della popolazione in seguito alla forte urbanizzazione. Inoltre la società industriale portò alla nascita di due nuove classi sociali: i capitalisti industriali e il proletariato. D'altra parte la vecchia aristocrazia, che con l'abolizione dei privilegi feudali era stata lentamente scalzata dalla borghesia, non era certo scomparsa.

Le conseguenze sulla cultura europea

La rivoluzione industriale ebbe una notevole influenza anche sulla cultura del tempo sviluppando temi che furono accolti dal Naturalismo francese. I romanzieri si ispirarono per le vicende dei loro romanzi alla vita contemporanea, studiando l'uomo in rapporto alla società, privilegiando nella scelta dei temi i ceti sociali più umili senza rifiutare alcun aspetto, anche se deteriore, della società rappresentata. In una concezione idealistica dell'arte, tali scrittori si illusero con le loro opere di studiare ed evidenziare i problemi della società in modo che fosse possibile porvi rimedio favorendo il progresso. I naturalisti francesi descrissero la società industrializzata, il proletariato i ceti borghesi, i piccoli proprietari agricoli di una nazione che aveva realizzato ormai da molti secoli la propria identità nazionale e che quindi offriva, per i diversi ambiti sociali , un quadro omogeneo e di vasto respiro. Al naturalismo francese si collegò il verismo italiano, il quale, di fronte ad una unità nazionale recentissima, e ad una realtà sociale altamente differenziata (nord Italia allineato alla realtà europea, meridione arretratissimo) non poté trovare una voce nazionale e sfociò in un accentuato regionalismo e nella concezione pessimistica del progresso tipici del Verga.

GLOSSARIO

Capitalismo
Sistema economico-sociale la cui caratteristica principale risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione e nella conseguente separazione fra classe dei capitalisti e classe dei lavoratori.
Da "capitale": ricchezza che si investe per produrre maggiore ricchezza.
Imprenditore
Chi svolge professionalmente un’attività economica organizzata diretta alla produzione di beni e servizi assumendone il rischio.
Gli imprenditori capitalisti di solito erano stati mercanti o grandi proprietari terrieri e dalle attività mercantili o agrarie avevano ricavato il capitale, cioè le ricchezze necessarie per impiantare le fabbriche. Con la produzione industriale si ottenevano due risultati: innanzitutto materie prime, macchinari, lavoro umano venivano trasformati in prodotti da commerciare; inoltre attraverso la vendita l'imprenditore capitalista realizzava più denaro di quello che aveva investito all'inizio del processo produttivo: aumentava il suo capitale e otteneva perciò un profitto. Egli poteva quindi comprare altre materie prime e nuovi macchinari, assumere più operai per produrre più prodotti che gli avrebbero fatto ulteriormente aumentare il capitale.
Manodopera
L’insieme dei lavoratori che compiono un lavoro subordinato, per lo più di tipo manuale.
Siderurgia
Parte della metallurgia che studia i processi di produzione del ferro e delle sue leghe e le loro proprietà e applicazioni.
Urbanizzazione
Insieme di provvedimenti volontari o di cause oggettive (socioeconomiche) che danno impulso alla città, in particolare per quanto concerne la diffusione dell’effetto urbano.
Espansione materiale delle città sul territorio circostante dove vengono costruite abitazioni, impianti e infrastrutture (strade, ponti, reti elettriche, telefoniche, fognarie…)
Urbanesimo
Spostamento di popolazione dalle campagne alle città.
Quartieri operai
Le casupole degli operai sorgevano irregolarmente intorno alla fabbrica; costruite con materiali scadenti, si degradavano rapidamente e non duravano più di quarant'anni. I problemi più gravi in questi quartieri erano l'approvvigionamento dell'acqua e lo smaltimento dei rifiuti. Infatti le case operaie non avevano né acqua né fognature. C'era una fontanella in ogni quartiere, dove occorreva far la coda anche di notte per prendere un po' di acqua. E siccome le tubazioni erano costruite da società private, si doveva pagare. Talvolta vi era un unico gabinetto per trenta case; i liquami erano raccolti in pozzi neri svuotati periodicamente da società private; se lo svuotamento tardava, i liquami filtravano nei cortili e nelle strade, producendo fetide pozzanghere dove abitualmente giocavano i bambini.
Il lavoro a domicilio
Prima dell'industrializzazione gli uomini avevano prodotto per secoli presso le loro abitazioni oggetti, strumenti, beni di consumo con sistemi artigianali. Ad esempio presso le famiglie contadine era diffusa un'attività tessile che produceva l'abbigliamento per la famiglia. Nel corso del Settecento questa attività  aumentò considerevolmente la produzione. Infatti i mercanti, che avevano interesse ad aumentare i propri redditi, fornivano materie prime e telai alle famiglie contadine che, pagate pochissimo, consentivano ai mercanti lauti guadagni .
Proletariato
Gli insieme degli operai fu detto anche proletariato, in quanto la prole ne era l'unica ricchezza. Le condizioni di vita degli operai in città erano assai più dure di quelle dei contadini delle campagne. I salari erano talmente bassi che entrambi i genitori erano costretti a lavorare per sopravvivere. Anzi mettevano al mondo molti figli, affinché, appena possibile, lavorassero anch'essi. I bambini, abbandonati a se stessi, non ricevevano nessuna istruzione e a sei anni venivano assunti in fabbrica. Molte ragazze si prostituivano per alleviare la miseria delle famiglie. Gli unici svaghi possibili erano quelle delle bettole, nelle quali scoppiavano frequenti risse.
Borghesia
La borghesia divenne la classe più importante dell'intera società nei diversi paesi europei e il loro modo di vivere era simile ovunque. Dire borghese significava dire denaro: si diventava borghese grazie alla ricchezza, indipendentemente dall'origine che poteva essere anche molto umile. Non tutti i borghesi avevano gli stessi mezzi finanziari: i più facoltosi erano i banchieri e gli industriali (alta borghesia); venivano poi i professionisti, che con i magistrati e i professori costituivano la media borghesia; infine piccoli commercianti e impiegati, che spesso riuscivano a stento a condurre una vita decorosa, formavano la piccola borghesia.


Le città
Con l'utilizzo del motore a vapore fu possibile concentrare più fabbriche in uno stesso luogo. Molti villaggi si trasformarono così in vere e proprie città industriali. Ad esempio Manchester, che a metà del Settecento era un piccolo centro agricolo, agli inizi dell'Ottocento era ormai una città di 142.000 abitanti. Muratori e piccoli impresari fecero fortuna costruendo a tempo di record nuovi quartieri attorno alle fabbriche e alle periferie delle grandi città. Le città si popolarono a velocità incredibile, a tal punto che divennero in molti casi inabitabili, poiché si aggravarono i problemi già presenti prima della rivoluzione industriale: mancanza degli elementari servizi (acquedotti, fogne e ospedali), scarsa illuminazione, insufficiente pulizia delle strade.
Al'inizio del secolo si cominciò a diffondere nelle grandi città l'illuminazione a gas. L' "aria infiammabile", come allora veniva chiamato il gas prodotto riscaldando carbone in caldaie speciali, fu utilizzata sopratutto per i negozi, gli edifici pubblici e le fabbriche. La distribuzione veniva gestita da società private che, non esistendo ancora i contatori, si facevano pagare in base al numero di lampade.
Le fabbriche
La rivoluzione agraria, che trasformò molti contadini in disoccupati e quindi in potenziali operai, la presenza del ceto dei mercanti, che aveva organizzato l'industria a domicilio, e l'invenzione di nuove macchine determinarono la nascita della fabbrica moderna. Questa fu il risultato di una trasformazione radicale dei sistemi artigianali con cui gli uomini per secoli avevano prodotto oggetti strumenti e beni di consumo. I nuovi macchinari, molto più ingombranti di quelli precedenti, non trovarono più posto nelle piccole case dei contadini, ma furono concentrati in stabilimenti sempre più grandi; questi furono situati dapprima nelle campagne, per poter sfruttare l'energia idraulica dei corsi d'acqua; poi, dopo l'invenzione della macchina a vapore, le fabbriche furono trasferite in città, vicino alle grandi vie di comunicazione e ai centri di smercio. Inoltre in città si stava concentrando la manodopera necessaria per far funzionare le fabbriche: gli operai.
Le recinzioni
Già a partire dal Seicento in Inghilterra le terre collettive cominciarono ad essere divise in piccoli appezzamenti recintati. Alla metà del Settecento le enclosures, cioè le recinzioni, erano numerosissime: molte terre comuni erano diventate proprietà private dei grandi proprietari inglesi, che iniziarono così ad accumulare il capitale necessario per acquistare le sementi, i concimi e i nuovi macchinari. I contadini, privati dei benefici derivanti dalle terre comuni, furono costretti a diventare braccianti nelle aziende agrarie.
Liberalismo
È un’ideologia politica che sostiene l'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale).
È basata su:
1) tutela del cittadino da ogni eccesso del potere pubblico, con la suddivisione dei poteri;
2) tutela delle libertà individuali, salvaguardando la privacy;
3) tutela delle libertà della società (specie economica), garantendo la libera iniziativa (il liberismo, il laisser faire, è dottrina economica).
Liberismo economico
Il liberismo è una teoria economica, filosofica e politica che prevede la libera iniziativa e il libero commercio (abolizione dei dazi) mentre l'intervento dello Stato nell'economia si limita al massimo alla costruzione di adeguate infrastrutture (strade, ferrovie ecc.) che possano favorire il commercio.
Adam Smith
Adam Smith (1723 - 1790) economista e filosofo scozzese, che gettò le basi dell'economia politica classica.
Smith si oppose alla politica economica del mercantilismo seicentesco, che prevedeva massicci interventi dello Stato, soprattutto in direzione della difesa della produzione nazionale con dogane o divieti di importazione di merci estere, caldeggiando invece un totale liberismo economico. In altre parole: ognuno è libero di fare il proprio interesse, nel rispetto delle regole che la collettività si è data, sapendo che da questo non può che nascere un maggior benessere per tutti. Secondo questa teoria, detta della "mano invisibile": la somma di tutti i comportamenti egoistici individuali porta al risultato più desiderabile dal punto di vista collettivo: l'uso efficiente delle risorse.
Secondo Smith, la ricchezza viene prodotta attraverso il lavoro e può essere incrementata aumentando la produttività del lavoro o il numero di lavoratori. La divisione del lavoro permette l'incremento della produttività del lavoro, come illustrato dal celebre esempio della "manifattura di spilli": se un individuo deve, da solo, fabbricare spilli partendo dall'estrazione dal suolo della materia prima fino alla realizzazione di ogni singola fase artigianale, riuscirà difficilmente a produrre quantità elevate di spilli in poco tempo; se a questo stesso individuo viene fornito il filo metallico già pronto riuscirà ad aumentare la sua produzione; con la suddivisione delle varie fasi artigianali e l'assunzione di queste da parte di più artigiani specializzati in una singola fase, allora la produzione di spilli sarà nettamente superiore alla somma degli spilli che verrebbero prodotti, dallo stesso numero di individui, nelle modalità produttive precedenti. Le ragioni dell'incremento produttivo indotto dalla divisione del lavoro sono tre: (a) aumento dell'abilità manuale di ogni lavoratore (specializzazione), (b) riduzione tempo perso per passare da un'azione o da un'attività all'altra, (c) diffusione, per il desiderio di ognuno di ridurre la propria pena lavorativa, ma anche per l'emergere di un'industria di costruttori di macchinari, dell'invenzione e dell'applicazione di macchine che facilitano e riducono il lavoro permettendo ad un solo lavoratore di realizzare l'attività di più persone.


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