LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La
rivoluzione industriale è il fenomeno economico-sociale che dalla metà del
XVIII secolo ha influenzato tutta la storia. Con il termine RIVOLUZIONE
INDUSTRIALE si indica un nuovo modo di produzione basato sul largo impiego
di macchine, di capitali, provenienti dai grandi proprietari terrieri, di
manodopera, di nuovi fonti di energia, soprattutto la macchina a vapore: il
sistema economico, nei secoli precedenti basato prevalentemente
sull'agricoltura, trova ora il suo pilastro portante nell'industria
manifatturiera.
Il
fenomeno nasce in Inghilterra tra Settecento ed Ottocento, perché tutti gli
elementi sopra citati, che caratterizzano il nuovo sistema di produzione,
furono resi possibili dall'esistenza di un governo stabile ed efficiente,
dal diffondersi di una mentalità imprenditoriale e dall'accumulo di
capitali avvenuto nei secoli precedenti.
Gli
effetti dirompenti dovuti alla nascita dell'industria moderna hanno spinto gli
storici a classificare questo fenomeno come Rivoluzione in
analogia alle grandi rivoluzioni politiche, americana e francese, che largamente hanno condizionato
la storia dell'umanità.
Cause sociali: una società dinamica e aperta alle
innovazioni
Anche sul piano politico l'Inghilterra godette, nel corso del
XVIII secolo, di alcune condizioni particolarmente favorevoli allo sviluppo
industriale:
Nel 1707, con l'unificazione delle corone inglese e scozzese, la
Gran Bretagna divenne uno stato unitario e furono abolite le dogane interne. Si
creò cosi un mercato nazionale abbastanza vasto in cui le merci potevano
circolare liberamente, perché non gravate da dazi. Il commercio si
avvantaggiava della presenza di mercati esterni protetti, come quello irlandese
e quelli delle colonie in Africa, nelle Indie occidentali e soprattutto nel
nord America.
La nobiltà inglese, a differenza di buona parte di quella
continentale, non aveva un atteggiamento di disprezzo verso le attività
economicamente produttive. La mentalità generale era relativamente più aperta
che negli altri Stati e la minor rigidità nella struttura sociale permetteva,
in certi casi, il passaggio da una classe all'altra.
La borghesia britannica godeva di garanzie di carattere civile e
politico che non avevano uguali sul continente. Il potere della Camera dei
Comuni, dove era rappresentata la grande borghesia, si accresceva sempre più.
Questa classe sociale si sentì perciò sostanzialmente garantita nella propria
libertà di iniziativa e si trovò nelle condizioni migliori per affrontare i
rischi di nuove imprese.
Nella formazione della mentalità imprenditoriale della borghesia, influì
in modo rilevante l'etica protestante del lavoro, affermatasi anche nel nord
America, in Olanda e in Svizzera, che considerava il successo economico un
segno tangibile della Grazia divina. Inoltre era diffuso il senso della
responsabilità nel rispetto del bene comune: la borghesia del tempo si sentiva
chiamata a partecipare alla creazione di un mondo nuovo e perciò era stimolata
a ricercare un progresso costante
Territorio favorevole
Non ultima tra le cause della nascita dell'industria moderna fu la
possibilità, in molti Paesi Europei e in primo luogo in Gran Bretagna, di sfruttare vasti giacimenti di carbon fossile
e di minerali metallici.
Ciò conduce a riflettere anche su gli altri fattori di carattere
fisico-ambientale presenti in tutta l'Europa centro-occidentale e determinanti
per il primo sviluppo industriale inglese:
- clima temperato adatto all'allevamento di ovini da lana,
nelle zone meno piovose, e di bovini da latte, nelle zone più umide: le
industrie laniere e quelle lattiero-casearie trovarono dunque presupposti
favorevoli al loro sviluppo;
- numerosi corsi d'acqua sfruttati dapprima per azionare i mulini
e, in un secondo momento, per operazioni di lavaggio di fibre tessili, per il
raffreddamento dei metalli e la produzione di vapore; laddove le condizioni lo
permettevano, i fiumi furono usati come vie navigabili e collegati tra loro con
una rete di canali;
- ampia disponibilità di pianure e assenza di rilievi molto
pronunciati con la conseguente facilità di comunicazione e di insediamento
degli stabilimenti industriali;
- la presenza di numerosi porti ben collegati con il
retroterra e essenziali per gli scambi.
Rivoluzione dei trasporti
La rivoluzione dei trasporti maturò attraverso una lunga serie di
miglioramenti intervenuti nella viabilità, ma ricevette l'impulso definitivo
dalle nuove esigenze di scambio e dalla possibilità di usufruire di mezzi
meccanici.
Nella seconda metà del secolo ci si preoccupò di predisporre un
manto stradale idoneo al transito dei carri e delle diligenze. Ma le merci
voluminose e pesanti, non deperibili e di scarso valore unitario, non
riuscivano a sostenere il costo del trasporto terrestre: furono perciò
potenziate le vie d'acqua
Il primo Paese a potenziare la navigazione fluviale con la
costruzione di canali di collegamento fu la Francia che realizzò il canale
"Du Midi'" già alla fine del Seicento. Più tardi la Gran Bretagna
raggiunse il primato europeo, spinta dalle proprie industrie che richiedevano
mezzi poco costosi per il trasporto di materie prime ingombranti come il carbon
fossile e i metalli.
La forza del vapore fu applicata alle navi fluviali a partire dal
1807 dopo che il "Clermunt" battello a ruote costruito in America da
Robert Fulton, risalì l'Hudson da New York ad Albany. Ben presto la nave a
vapore fu in grado di solcare i mari.
Si apriva così l'era dei grandi traffici marittimi che dura
tuttora. L'invenzione dell'elica, intorno al 1840, insieme alla definitiva
adozione dello scafo in ferro, resero fortemente competitiva la nave a vapore
la quale, nella seconda metà dell'Ottocento, soppiantò quella a vela su tutte
le grandi rotte. Questi progressi nella navigazione si cumularono con un
importante avvenimento che favorì le comunicazioni marittime: l'apertura del
canale di Suez del 1869 che permise un veloce transito tra il Mediterraneo e
l'Oceano Indiano attraverso il Mar Rosso.
Nelle comunicazioni terrestri fu la ferrovia la vera protagonista
della rivoluzione dei trasporti, grazie alla combinazione fra la locomotiva a
vapore e le rotaie in ferro. La locomotiva fu pronta ad essere adoperata per i
trasporti su rotaia nel 1825.
In pochi anni la Gran Bretagna assistette alla
costruzione di una vasta rete ferroviaria che collegava le città e soprattutto
i centri industriali con i porti e i distretti minerari.
Intanto le ferrovie avevano cominciato a diffondersi in molti
altri Paesi europei, come la Francia, il Belgio, la Germania e l'Italia, ma si
trattava di brevi tronchi non collegati tra loro. Solo intorno al 1870, quando
si sviluppò una rete integrata a livello internazionale, la ferrovia fu in
grado di esplicare in pieno le sue funzioni economiche e sociali.
La scienza e le innovazioni tecniche
All'inizio del Settecento la scienza europea aveva ormai
compiutamente elaborato un metodo d'indagine moderno iniziato già nel secolo
precedente con l'opera di Galileo e basato sull'esperimento e sulle misurazioni dei fenomeni. Questo nuovo clima
culturale accrebbe la disponibilità ad accettare le innovazioni tecniche.
Invenzioni
1733: spoletta volante (fly shuttle)
1767: macchina per filare (spinning jenny)
1769: filatoio ad acqua (water frame)
1785: telaio meccanico (power loom)
1785: macchina a vapore
La rivoluzione agraria
Nella seconda metà del Settecento in Inghilterra quasi tutti gli
strumenti agricoli tradizionali furono sostituiti con altri più moderni.
Vennero inventate e si diffusero le seminatrici, le trebbiatrici, le
mietitrici, che dapprima sfruttarono l'energia animale, poi quella prodotta
dalle prime macchine a vapore.
La spinta iniziale della rivoluzione industriale va ricercata tra
le conseguenze della rivoluzione agraria: l'introduzione di nuove piante
alimentari di provenienza americana, quali la patata e il mais, le rotazioni agrarie con le foraggere e quindi
l'aumento del numero dei bovini e delle possibilità di concimazione naturale
permisero un forte incremento delle produzioni agricole e casearie, consentendo
di debellare gradualmente le carestie.
L'accresciuta produttività agricola e dunque la minor richiesta di
manodopera provocarono l'allontanamento di braccia da lavoro dai campi, braccia
che si aggiunsero alle masse rurali costrette ad abbandonare le campagne per
l'eliminazione delle terre comuni, che venivano trasformate in ampie proprietà
private mediante le enclosures ossia le recinzioni (si
tratta del passaggio dall'openfield al bocage). Questo flusso di manodopera si
riversò nei centri manifatturieri alla ricerca di un lavoro, alimentando la
formazione del proletariato urbano.
Forte incremento demografico
Il forte incremento demografico fu reso possibile dalle migliori
condizioni alimentari e sanitarie che abbassarono il tasso di mortalità. Le
epidemie infatti divennero meno frequenti e violente, mentre alcune malattie,
come la peste, scomparvero del tutto grazie alla diffusione delle pratiche
igieniche, all'attenzione riservata alla potabilità dell'acqua, alla
costruzione di sistemi fognari efficienti.
La
rivoluzione industriale, con i mutamenti avvenuti nelle campagne e nelle città,
determinò importanti e rapide mutazioni in campo sociale: innanzitutto un
formidabile sviluppo della popolazione; in secondo
luogo una diversa distribuzione della popolazione in seguito alla forte urbanizzazione. Inoltre la società
industriale portò alla nascita di due nuove classi sociali: i capitalisti industriali e il proletariato. D'altra parte la vecchia aristocrazia, che con l'abolizione dei
privilegi feudali era stata lentamente scalzata dalla borghesia, non era certo scomparsa.
Le conseguenze sulla cultura europea
La rivoluzione industriale ebbe una notevole influenza
anche sulla cultura del tempo sviluppando temi che furono accolti dal Naturalismo
francese. I romanzieri si ispirarono per le vicende dei loro
romanzi alla vita contemporanea, studiando l'uomo in rapporto alla società,
privilegiando nella scelta dei temi i ceti sociali più umili senza rifiutare
alcun aspetto, anche se deteriore, della società rappresentata. In una
concezione idealistica dell'arte, tali scrittori si illusero con le loro opere
di studiare ed evidenziare i problemi della società in modo che fosse possibile
porvi rimedio favorendo il progresso. I naturalisti francesi descrissero la
società industrializzata, il proletariato i ceti borghesi, i piccoli
proprietari agricoli di una nazione che aveva realizzato ormai da molti secoli
la propria identità nazionale e che quindi offriva, per i diversi ambiti
sociali , un quadro omogeneo e di vasto respiro. Al naturalismo francese si
collegò il verismo italiano, il quale, di
fronte ad una unità nazionale recentissima, e ad una realtà sociale altamente
differenziata (nord Italia allineato alla realtà europea, meridione
arretratissimo) non poté trovare una voce nazionale e sfociò in un accentuato
regionalismo e nella concezione pessimistica del progresso tipici del Verga.
GLOSSARIO
Capitalismo
Sistema economico-sociale la cui caratteristica principale risiede
nella proprietà privata dei mezzi di produzione e nella conseguente
separazione fra classe dei capitalisti e classe dei lavoratori.
Da "capitale": ricchezza che si investe
per produrre maggiore ricchezza.
Imprenditore
Chi svolge professionalmente un’attività economica organizzata
diretta alla produzione di beni e servizi assumendone il rischio.
Gli imprenditori capitalisti di solito erano stati mercanti o
grandi proprietari terrieri e dalle attività mercantili o agrarie avevano
ricavato il capitale,
cioè le ricchezze necessarie per impiantare le fabbriche. Con la produzione
industriale si ottenevano due risultati: innanzitutto materie prime,
macchinari, lavoro umano venivano trasformati in prodotti da commerciare;
inoltre attraverso la vendita l'imprenditore capitalista realizzava più denaro
di quello che aveva investito all'inizio del processo produttivo: aumentava il
suo capitale e otteneva perciò un profitto. Egli poteva quindi comprare
altre materie prime e nuovi macchinari, assumere più operai per produrre più
prodotti che gli avrebbero fatto ulteriormente aumentare il capitale.
Manodopera
L’insieme dei lavoratori che compiono un lavoro subordinato, per
lo più di tipo manuale.
Siderurgia
Parte della metallurgia che studia i processi di produzione del
ferro e delle sue leghe e le loro proprietà e applicazioni.
Urbanizzazione
Insieme di provvedimenti volontari o di cause oggettive
(socioeconomiche) che danno impulso alla città, in particolare per quanto
concerne la diffusione dell’effetto urbano.
Espansione materiale delle città sul territorio circostante dove
vengono costruite abitazioni, impianti e infrastrutture (strade, ponti, reti
elettriche, telefoniche, fognarie…)
Urbanesimo
Spostamento di popolazione dalle campagne alle città.
Quartieri operai
Le casupole degli operai sorgevano irregolarmente intorno alla
fabbrica; costruite con materiali scadenti, si degradavano rapidamente e non
duravano più di quarant'anni. I problemi più gravi in questi quartieri erano
l'approvvigionamento dell'acqua e lo smaltimento dei rifiuti. Infatti le case
operaie non avevano né acqua né fognature. C'era una fontanella in ogni
quartiere, dove occorreva far la coda anche di notte per prendere un po' di
acqua. E siccome le tubazioni erano costruite da società private, si doveva
pagare. Talvolta vi era un unico gabinetto per trenta case; i liquami erano
raccolti in pozzi neri svuotati periodicamente da società private; se lo
svuotamento tardava, i liquami filtravano nei cortili e nelle strade,
producendo fetide pozzanghere dove abitualmente giocavano i bambini.
Il lavoro a domicilio
Prima dell'industrializzazione gli uomini avevano prodotto per
secoli presso le loro abitazioni oggetti, strumenti, beni di consumo con
sistemi artigianali. Ad esempio presso le famiglie contadine era diffusa
un'attività tessile che produceva l'abbigliamento per la famiglia. Nel corso
del Settecento questa attività aumentò
considerevolmente la produzione. Infatti i mercanti, che avevano interesse ad
aumentare i propri redditi, fornivano materie prime e telai alle famiglie
contadine che, pagate pochissimo, consentivano ai mercanti lauti guadagni .
Proletariato
Gli
insieme degli operai fu detto anche proletariato, in quanto la prole ne era
l'unica ricchezza. Le condizioni di vita degli operai in città erano assai più
dure di quelle dei contadini delle campagne. I salari erano talmente bassi che
entrambi i genitori erano costretti a lavorare per sopravvivere. Anzi mettevano
al mondo molti figli, affinché, appena possibile, lavorassero anch'essi. I
bambini, abbandonati a se stessi, non ricevevano nessuna istruzione e a sei anni
venivano assunti in fabbrica. Molte ragazze si prostituivano per alleviare la
miseria delle famiglie. Gli unici svaghi possibili erano quelle delle bettole,
nelle quali scoppiavano frequenti risse.
Borghesia
La borghesia divenne la classe più importante dell'intera società
nei diversi paesi europei e il loro modo di vivere era simile ovunque. Dire
borghese significava dire denaro: si diventava borghese grazie alla ricchezza,
indipendentemente dall'origine che poteva essere anche molto umile. Non tutti i
borghesi avevano gli stessi mezzi finanziari: i più facoltosi erano i banchieri
e gli industriali (alta borghesia); venivano poi i professionisti, che con i
magistrati e i professori costituivano la media borghesia; infine piccoli
commercianti e impiegati, che spesso riuscivano a stento a condurre una vita
decorosa, formavano la piccola borghesia.
Le città
Con
l'utilizzo del motore a vapore fu possibile concentrare
più fabbriche in uno stesso luogo. Molti villaggi si trasformarono così in vere
e proprie città industriali. Ad esempio Manchester, che a metà del Settecento
era un piccolo centro agricolo, agli inizi dell'Ottocento era ormai una città
di 142.000 abitanti. Muratori e piccoli impresari fecero fortuna costruendo a
tempo di record nuovi quartieri attorno alle fabbriche e alle periferie delle
grandi città. Le città si popolarono a velocità incredibile, a tal punto che
divennero in molti casi inabitabili, poiché si aggravarono i problemi già
presenti prima della rivoluzione industriale: mancanza degli elementari servizi (acquedotti, fogne e
ospedali), scarsa illuminazione, insufficiente pulizia delle strade.
Al'inizio
del secolo si cominciò a diffondere nelle grandi città l'illuminazione a gas.
L' "aria infiammabile", come allora veniva chiamato il gas prodotto
riscaldando carbone in caldaie speciali, fu utilizzata sopratutto per i negozi,
gli edifici pubblici e le fabbriche. La distribuzione veniva gestita da società
private che, non esistendo ancora i contatori, si facevano pagare in base al
numero di lampade.
Le fabbriche
La
rivoluzione agraria, che trasformò molti
contadini in disoccupati e quindi in potenziali operai, la presenza del ceto
dei mercanti, che aveva organizzato l'industria a domicilio, e l'invenzione di
nuove macchine determinarono la nascita della fabbrica moderna. Questa fu il
risultato di una trasformazione radicale dei sistemi artigianali con cui gli
uomini per secoli avevano prodotto oggetti strumenti e beni di consumo. I nuovi
macchinari, molto più ingombranti di quelli precedenti, non trovarono più posto
nelle piccole case dei contadini, ma furono concentrati in stabilimenti sempre più
grandi; questi furono situati dapprima nelle campagne, per poter sfruttare
l'energia idraulica dei corsi d'acqua; poi, dopo l'invenzione della macchina a vapore, le fabbriche furono
trasferite in città, vicino alle grandi vie di
comunicazione e ai centri di smercio. Inoltre in città si stava concentrando la
manodopera necessaria per far funzionare le
fabbriche: gli operai.
Le recinzioni
Già a partire dal Seicento in Inghilterra le terre collettive cominciarono
ad essere divise in piccoli appezzamenti recintati. Alla metà del Settecento le
enclosures, cioè le recinzioni, erano
numerosissime: molte terre comuni erano diventate proprietà private dei grandi
proprietari inglesi, che iniziarono così ad accumulare il capitale necessario
per acquistare le sementi, i concimi e i nuovi macchinari. I contadini, privati
dei benefici derivanti dalle terre comuni, furono costretti a diventare
braccianti nelle aziende agrarie.
Liberalismo
È
un’ideologia politica che sostiene l'esistenza
di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e
l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale).
È basata su:
1) tutela del cittadino da ogni eccesso del potere pubblico, con
la suddivisione dei poteri;
2) tutela delle libertà individuali, salvaguardando la privacy;
3) tutela delle libertà della società (specie economica),
garantendo la libera iniziativa (il liberismo, il laisser faire, è
dottrina economica).
Liberismo economico
Il liberismo
è una teoria economica, filosofica e politica che prevede la libera iniziativa
e il libero commercio (abolizione dei dazi) mentre l'intervento dello Stato
nell'economia si limita al massimo alla
costruzione di adeguate infrastrutture
(strade, ferrovie ecc.) che possano favorire il commercio.
Adam Smith
Adam Smith (1723 - 1790)
economista e filosofo scozzese, che gettò le basi dell'economia politica classica.
Smith
si oppose alla politica economica del mercantilismo seicentesco, che prevedeva massicci interventi
dello Stato, soprattutto in direzione della difesa della produzione nazionale
con dogane o divieti di importazione di merci estere, caldeggiando invece un totale liberismo economico. In altre
parole: ognuno è libero di fare il proprio interesse, nel rispetto delle regole
che la collettività si è data, sapendo che da questo non può che nascere un
maggior benessere per tutti. Secondo questa teoria, detta della "mano invisibile": la somma di tutti i comportamenti
egoistici individuali porta al risultato più desiderabile dal punto di vista
collettivo: l'uso efficiente delle
risorse.
Secondo
Smith, la ricchezza viene prodotta attraverso il lavoro e può essere
incrementata aumentando la produttività
del lavoro o il numero di lavoratori. La divisione del
lavoro permette l'incremento della produttività del lavoro, come
illustrato dal celebre esempio della "manifattura di spilli": se un
individuo deve, da solo, fabbricare spilli partendo dall'estrazione dal suolo
della materia prima fino alla realizzazione di ogni singola fase artigianale,
riuscirà difficilmente a produrre quantità elevate di spilli in poco tempo; se
a questo stesso individuo viene fornito il filo metallico già pronto riuscirà
ad aumentare la sua produzione; con la suddivisione delle varie fasi
artigianali e l'assunzione di queste da parte di più artigiani specializzati in
una singola fase, allora la produzione di spilli sarà nettamente superiore alla
somma degli spilli che verrebbero prodotti, dallo stesso numero di individui,
nelle modalità produttive precedenti. Le ragioni dell'incremento produttivo
indotto dalla divisione del lavoro sono tre: (a) aumento dell'abilità manuale
di ogni lavoratore (specializzazione), (b) riduzione tempo perso per passare da
un'azione o da un'attività all'altra, (c) diffusione, per il desiderio di
ognuno di ridurre la propria pena lavorativa, ma anche per l'emergere di un'industria
di costruttori di macchinari, dell'invenzione e dell'applicazione di macchine
che facilitano e riducono il lavoro permettendo ad un solo lavoratore di
realizzare l'attività di più persone.
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