sabato 11 maggio 2013

REALISMO, NATURALISMO, VERISMO


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REALISMO, NATURALISMO, VERISMO

In concomitanza con le formulazioni teoriche del Positivismo, si affermò nella letteratura europea della seconda metà dell'Ottocento la poetica del Realismo. Il termine indica, in senso lato, la tendenza a rappresentare la realtà in maniera concreta e oggettiva. Cronologicamente il Realismo comincia all'incirca verso gli anni Trenta dell'Ottocento, mentre
il suo declino è databile intorno al 1880, quando anche il Positivismo fu messo in discussione e si profilò una nuova corrente letteraria chiamata Decadentismo. Nell'ambito del Realismo si formarono correnti letterarie più specifiche e particolari, come il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia.

Nel secondo Ottocento il romanzo era il prodotto letterario più diffuso e ricercato dal pubblico, per alcune ragioni fondamentali:
- si trattava dell'espressione più caratteristica della società borghese, quasi uno specchio della sua mentalità, dei suoi valori e aspirazioni;
- per gli argomenti trattati e il linguaggio usato rispondeva perfettamente ai gusti e alle aspettative dei lettori di media cultura, che erano in continuo aumento;
- costituiva un efficace strumento di osservazione e analisi della realtà sociale, secondo le linee fondamentali del pensiero ottocentesco.

In Francia la tradizione della narrativa realistica, iniziata con le opere di Honore de Balzac (1790-1850), trovò in Gustave Flaubert (1821-1880) il suo codificatore. Ma venne sviluppata dalla scuola del Naturalismo, i cui maggiori esponenti furono Emile Zola (1840-1902) e i fratelli Edmond (1822-1896) e Jules (1830-1870) de Goncourt.
Nella prefazione al loro romanzo più celebre, Germinie Lacerteux (1865), elaborarono uno dei primi manifesti del Naturalismo francese; in esso si definiscono le caratteristiche che il nuovo romanzo deve possedere:
- essere vero
- raccontare fatti raccolti dalla strada
- sconvolgere, turbare il pubblico con vicende anche tristi e violente

Zola, invece, pubblicò nel 1880 Il romanzo sperimentale, una raccolta di scritti teorici sul Naturalismo, nel cui saggio di apertura è esposto il programma letterario dello scrittore. Il nucleo centrale di tale programma è il seguente:
- il romanziere deve far proprio il metodo sperimentale delle scienze fisiche, per applicarlo ai fenomeni morali e spirituali;
- deve osservare con il massimo scrupolo i caratteri e i comportamenti degli individui, calandoli in precisi contesti ambientali, e deve procedere come uno scienziato nel suo laboratorio, in modo che il romanzo diventi il “verbale di un esperimento” ripetuto sotto gli occhi del pubblico;
- deve essere totalmente impersonale, non far trasparire i propri sentimenti;
- deve essere “padrone della vita intellettuale e passionale, per poterli guidare”, contribuendo al miglioramento della società (funzione sociale della letteratura)

IL VERISMO

In Italia il romanzo subì l'influsso del Realismo europeo, delle teorie sull'arte e sulla letteratura del Positivismo e della poetica del Naturalismo: Flaubert, Zola, Dickens, Dostoevskij, Tolstoj furono, nella seconda metà dell'Ottocento, autori molto letti e ad essi spesso si ispirarono i nostri narratori.
Soprattutto l'ambiente culturale di Milano esaltò Zola, non solo per le sue qualità di romanziere, ma anche per i contenuti delle sue opere, nelle quali venivano rappresentati e condannati, in nome del progresso, i mali della società. Dalle suggestioni della letteratura d'oltralpe, sorse il movimento culturale e letterario del Verismo.
Se il centro di diffusione del Verismo fu Milano, dove più forti erano i contrasti sociali derivati dalle trasformazioni economiche, i suoi maggiori rappresentanti furono meridionali, giacché era nel Sud che si riscontravano in maniera più macroscopica quelle condizioni di arretratezza e di degrado che i veristi intendevano denunciare.
Oltre allo squilibrio tra Nord e Sud, esistevano anche tra le varie regioni italiane profonde differenze culturali, generate dalle diverse vicende storiche. Il Verismo, pertanto, ebbe un carattere regionale, talora provinciale.
Il primo teorico del Verismo fu il catanese Luigi Capuana (1839-1915). Come critico letterario del «Corriere della Sera» , contribuì a diffondere la conoscenza di Zola, recensendone le opere. Dapprima entusiasta divulgatore del Naturalismo francese nei due volumi di Studi sulla letteratura contemporanea (1880 e 1882), Capuana se ne allontanò poi a partire dal saggio Per l'arte (1880), in cui riaffermava i valori della fantasia e dell'immaginazione.
Queste le indicazioni fondamentali della poetica verista elaborate da Capuana:
- abbandonare il romanzo storico-politico per il «romanzo di costumi contemporanei»;
- scegliere la vita italiana come materia di rappresentazione artistica e ritrarla «dal vero»;
- seguire il canone dell'impersonalità privilegiando la tecnica narrativa del dialogo;
- non rinnegare la fantasia e l'immaginazione, facoltà che creano nella narrazione «un
effetto di colorito, di rilievo, di movimento, di vita vera».

LA SCUOLA VERISTA

Se il teorico del Verismo fu Luigi Capuana, il caposcuola fu considerato il siciliano Giovanni Verga (1840-1922), che espresse i principi della sua poetica nella prefazione alla novella L'amante di Gramigna (1879) e in quelle al romanzo i Malavoglia, nella novella Fantasticheria e in varie lettere inviate nel 1881 a Capuana e ai critici Felice Cameroni e Francesco Torraca, recensori del suo romanzo I Malavoglia. Essi possono così riassumersi:
- il racconto deve avere la caratteristica di fatto realmente accaduto;
- lo scrittore deve sostituire agli effetti romanzeschi una ricostruzione scientifica dei processi psicologici;
- la psicologia dei personaggi deve emergere dai loro gesti e comportamenti: «il lettore deve vedere il personaggio [...] qual è, dov'è, come pensa, come sente, da dieci parole e dal modo di soffiarsi il naso»;
- lo scrittore deve sparire dal racconto e mettere il lettore «faccia a faccia» con il fatto «nudo e schietto» (canone dell'impersonalità);
- la scomparsa del narratore onnisciente; il punto di vista si trasferisce a1l'interno dell'ambiente descritto e il narratore assume la mentalità e il linguaggio dei suoi personaggi: «ho cercato di mettermi nella pelle dei miei personaggi, vedere le cose coi loro occhi ed esprimerle colle loro parole»;
La teoria dell'impersonalità, però, non nega ogni rapporto tra lo scrittore e l'opera; è solo un procedimento tecnico che gli permette di conseguire l'effetto artistico per il quale nella narrazione non si avverte la sua presenza (eclissi dell'autore).

a. Ricerca e sottolinea nel testo le seguenti informazioni

1. Che cos’è il Realismo, quando e dove si sviluppa e quali ne sono gli esponenti principali?
2. Qual è il prodotto letterario più diffuso nel secondo Ottocento e quali sono le ragioni del suo successo?
3. Chi sono gli esponenti principali del Naturalismo e dove si sviluppa?
4. Chi sono gli esponenti italiani del Verismo, da quale parte della penisola provengono e per quale ragione; quale fu il centro di diffusione di questa corrente letteraria?

b. Costruisci una tabella in cui evidenzi i punti in comune e i punti divergenti tra le caratteristiche del romanzo elaborate dal Naturalismo francese e quelle del Verismo italiano

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