sabato 11 maggio 2013

L’INCHIESTA FRANCHETTI SONNINO






L’INCHIESTA FRANCHETTI SONNINO

L'inchiesta di Leopoldo Franchetti sulle condizioni politiche e amministrative della Sicilia non rappresenta solo uno dei più alti esempi di indagine sociale della cultura italiana dell'Ottocento; essa è ''forse il primo e più' rilevante luogo d'origine di due cruciali ''questioni'' che hanno attraversato e tuttora connotano il dibattito civile dell'Italia contemporanea: la questione meridionale e la questione mafiosa.

Liberale, cresciuto sotto l'influsso intellettuale del positivismo di Stuart Mill, fervente ammiratore dell'esperienza del self-government inglese, il giovane Franchetti si legò, nell'ambiente fiorentino degli anni settanta dell'Ottocento, a Pasquale Villari e a Sidney Sonnino, costituendo con loro un gruppo di intellettuali conservatori, apertamente contrari all'avvento della Sinistra al potere. Ai loro occhi, la questione sociale, irresponsabilmente sottovalutata dalla classe politica governativa, si presentava invece con caratteri di estrema drammaticità; nel Mezzogiorno, poi, essa era resa ancora più acuta dalla piaga endemica del clientelismo e dal dilagare di forme efferate di violenza criminale. La realtà siciliana, in particolare, era allora al centro dello scontro politico: roccaforte elettorale della Sinistra, l'isola si presentava al tempo stesso come il luogo di massima tensione sociale e di più acuta recrudescenza delittuosa, tanto da indurre la stessa maggioranza ad approvare l'istituzione di una Giunta parlamentare d'inchiesta sulla Sicilia. Fu in questo contesto che i giovani Franchetti e Sonnino decisero di recarsi in Sicilia per condurre un'inchiesta privata, che non fosse vincolata dagli equilibri e dalle contingenze che potevano condizionare la Commissione ufficiale: essi visitarono la regione nella prima metà del 1876, e scrissero poi separatamente i due volumi dell'inchiesta (Franchetti sulle condizioni politiche e amministrative, Sonnino sui contadini).
Il testo di Franchetti, in particolare, fissa i caratteri essenziali di un giudizio sulle peculiarità della realtà meridionale che ha assunto con il passare del tempo la forza di una ''verità indiscussa''. La ricchezza e l'efficacia della descrizione si accompagnano a un fervore politico e programmatico di grande intensità: sottrarre i meridionali ai loro nefasti gruppi dirigenti; imporre l'autorità dello Stato e il dominio della legge; riscattare ''secondo la più essenziale ispirazione di ogni meridionalismo'' il Mezzogiorno prima di tutto da se stesso

"La Sicilia nel 1876" di L. Franchetti e S. Sonnino termina con un capitolo intitolato "Il lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane"

Nelle province di Girgenti e di Caltanissetta avvengono sotto i nostri occhi, parecchie ingiustizie verso i minori che vengono sfruttati nel lavoro nelle miniere. Le miniere di zolfo in Sicilia variano moltissimo le une dalle altre per il numero, la lunghezza e la profondità delle gallerie di estrazione, a seconda delle grandi varietà di giacimento degli strati del minerale, e anche dello sminuzzamento della proprietà del suolo alla superficie. I metodi di estrazione dello zolfo sono simili in quasi tutte le miniere, e il lavoro è uguale per tutti, sia per grandi che per piccoli. Il lavoro è molto faticoso a causa dell’inclinazione dei pozzi d’estrazione, solo alcune gallerie sono a leggero declino.
Nonostante l’impiego della tecnologia moderna per l’estrazione dello zolfo il lavoro dei fanciulli si adopera per il trasporto dello zolfo dalle gallerie di escavazione fino al punto dove corrisponde il pozzo verticale o la galleria orizzontale. In Sicilia il lavoro minorile nelle gallerie è più duro di quanto si possa immaginare, perché il lavoro dei fanciulli consiste nel trasporto del minerale sulla schiena, in sacchi o ceste, dalla galleria dove viene scavato dal picconiere viene portato al calcarone ( si chiama la fornace in forma di conca che serve per fondere lo zolfo ) per essere lavorato.
Il lavoro dei picconieri consiste nel rompere la roccia, che contiene zolfo, col piccone. Viene pagato per casse di minerali. Il partitante, o capo operaio, delegato dall’amministrazione, da ai singoli picconieri lo stesso acconto che riceve lui sulle casse di minerali, riservando per se il guadagno della compartecipazione dello zolfo fuso; o più spesso da loro qualcosa di meno anche sul prezzo delle casse. La maggior parte delle volte il partitante paga a giornate calcolando questa a tanti viaggi del ragazzo. Lui ha il giudizio delle quantità e qualità del minerale, poiché volta per volta esamina la cesta del ragazzo, e lo rimanda indietro quando il contenuto non sia di sua soddisfazione: il ragazzo è quello che ne busca.
I carusi sono quei poveri ragazzi che trasportano il minerale. La maggior parte dei carusi ha tra gli 8 e gli 11 anni, ma alcuni iniziano il loro lavoro a 7 anni. Ogni picconiere impiega in media da 2 a 4 carusi. Questi ragazzi percorrono coi carichi di minerale sulle spalle le strette gallerie scavate a scalini nel monte, con pendenze talora ripidissime, e di cui l’angolo varia in media da 50 a 80 gradi. Gli scalini generalmente sono irregolari, più alti che larghi, sui quali ci si posa appena il piede. Le gallerie in medie sono alte 1.50 metri e larghe circa 1.10 metri, ma spesso anche meno. Il lavoro dei fanciulli nelle gallerie va dalle otto alle dieci ore al giorno e devono compiere durante queste un determinato numero di viaggi, ossia trasportare un dato numero di carichi dalle gallerie di escavazione dello zolfo, mentre i ragazzi impiegati all’aria aperta lavorano dalle 11 alle 12 ore. Il carico varia a secondo l’età e la forza del ragazzo, ma è sempre molto superiore a quanto possa portare una creatura di tenera età. I più piccoli trasportano un peso dai 25 ai 30 Kg, e quelli dai 16 in poi dai 70 agli 80 Kg. In media ogni carusu compie 29 viaggi di andata e 29 di ritorno. Il guadagno giornaliero di un ragazzo di otto anni sarà di £ 0.50, dei più piccoli e deboli £ 0.35; i ragazzi più grandi, di sedici e diciotto anni, guadagnano circa £ 1.50 e talvolta £ 2 e 2.50.
Accennati così sommariamente i fatti principali relativi al lavoro attuale dei ragazzi nelle zolfatare, sorge spontanea la domanda: Vi è modo di rimediare a tanto male, senza rovinare l’industria mineraria in Sicilia ?
Noi accenneremo soltanto le opinioni che si udirono pronunziare sulla questione da parecchi direttori ed amministratori di grandi zolfare.
Da una parte un amministratore di una vastissima zolfara si lamentava che il nuovo progetto di legge presentato al Parlamento, il quale mira a regolare il lavoro dei fanciulli nelle miniere, porterebbe infallibilmente alla rovina dell’industria dello zolfo. Questi diceva che il lavoro dei fanciulli era sempre indispensabile per portare il minerale dal luogo di escavazione al punto dove sbocca il pozzo di estrazione o la ferrovia inclinata, quindi doveva escogitare il modo per evitare la spesa per la costruzione di pozzi di estrazione.
In ogni caso le famiglie dei fanciulli si opporrebbero a qualunque diminuzione delle ore di lavoro che porterebbero ad una diminuzione dei loro guadagni.
Lo stesso amministratore osava affermare che i fanciulli attualmente non lavoravano mai più di 4 o 5 ore al giorno, e non sono impiegati che dai 12 anni in su.
Chiunque avesse visto il lavoro nelle zolfare siciliane, avrebbe potuto convincersi dell’insussistenza assoluta delle notizie fornite intorno alle ore di lavoro e all’età dei ragazzi.
Un capo ingegnere di una delle maggiori zolfare della Sicilia credeva che si poteva benissimo far di meno quasi del tutto del lavoro dei ragazzi con un sistema bene ordinato di gallerie inclinato, unite al pozzo di estrazione mediante alcune gallerie orizzontali. Egli riteneva che il risparmio del salario dei ragazzi avrebbe largamente compensato la maggiore spesa delle gallerie. Però nel caso di deviazioni forti nella direzione dei filoni, o di altri ostacoli, bisognava talvolta, per evitare la troppa spesa, fare delle gallerie irregolari come le attuali; e per quei tratti, conveniva sempre adoperare il lavoro dei ragazzi, che restavano soltanto in via di eccezione , come accadeva nelle miniere di carbon fossile. La nuova legge quindi non gli faceva nessuno spavento.
Se tali provvedimenti o altri simili non bastassero a togliere del tutto il lavoro dei fanciulli nelle miniere, diminuirebbero però di assai il numero necessario per l’andamento di una zolfara.
E’ stata approvata una nuova legislazione tutelatrice dei fanciulli, ossia il half-time, cioè il sistema di far corrispondere a di 10 ore degli adulti, due schiere di ragazzi di cui ognuna lavori sole 5 ore, una nelle ore del mattino, l’altra in quelle pomeridiane.
Con questo sistema si riparerebbe allo sconcio attuale, tanto nelle grandi miniere, come in quelle piccole, in cui spesso non sarebbe possibile di sostituire con opere grandiose la forza meccanica al lavoro umano.
Riguardo a una legge tutelatrice dei fanciulli è non solo utile, ma indubbiamente necessaria e indispensabile, una legge che determinasse il minimo dell’età a cui si possano impiegare bambini nelle zolfare, regolando il lavoro dei minori.
Purtroppo i genitori rovinano la salute fisica e morale delle loro creature per guadagnare di più, e nemmeno per campare, questo però non dovrebbe mai passare inosservato al legislatore.

(L. Franchetti S. Sonnino, La Sicilia nel 1876, Vallecchi Editore, Firenze, 1925

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